“Chi torna a casa dalla guerra non è bravo, è fortunato” diceva sempre il cavalier Dante Benendo, trevigiano, nato il 27 novembre 1922 e negli ultimi anni ospite di una casa di riposo di Cornuda. Reduce di una battaglia che ha segnato per sempre la storia della cavalleria italiana, la carica di Isbuschensky, è mancato il 24 febbraio, con il dispiacere di amici e famigliari ma anche delle associazioni d’arma.
Benendo, del Reggimento Italiano Savoia Cavalleria, vide con i propri occhi le conseguenze della disfatta del Don e della ritirata di Russia, descrivendo pubblicamente durante raduni e celebrazioni le ampie campagne sovietiche deturpate da trincee e filo spinato.
Quelle praterie le percorse a piedi (per oltre mille chilometri) e a cavallo, con la sua Danda, che aveva la capacità di non scivolare mai sul ghiaccio. Per il suo valore fu premiato con la cravatta rossa ufficiale della Cavalleria, ovvero una delle più alte e antiche onorificenze dell’Esercito italiano. Conobbe la sua futura moglie a Marziai, frazione di Quero-Vas.
Ai microfoni di Qdpnews.it, durante una cerimonia in Villa Barbaro a Maser, raccontò che una persona in Ucraina gli diede accoglienza e poi preparò un piatto di “polenta e tocio”: era stato in visita nell’area del Grappa e aveva imparato a farlo, ritenendolo un miglioramento del proprio gulasch.
I funerali del cavalier Dante Benendo si terranno martedì 28 febbraio alle 10.30 nella chiesa di San Liberale a Treviso.
(Foto: Qdpnews.it © riproduzione riservata).
#Qdpnews.it