Cerva sbranata lungo la strada per il santuario. La dottoressa Peresin: “Episodi di grande impatto emotivo che saranno sempre più frequenti”

Per tentare di fuggire dal branco ha piegato il palo di una recinzione, ma non c’è stato nulla da fare: una cerva adulta è stata sbranata la notte scorsa da un branco di lupi e la carcassa è stata abbandonata in via Carmine, in direzione del noto Santuario di Miane.

E’ la prima volta che la famiglia Bianchet, ex titolare di “L’angolo del gelato”, assiste ad una scena così orribile vicino alla propria casa, ma la presenza dei lupi, come dei cinghiali, è ormai una costante con cui fare i conti.

Un episodio simile era accaduto lo scorso 11 marzo a Visnà, sempre vicino alle case: dietro alla latteria Curto era stata rinvenuta la carcassa di una cerva (qui l’articolo)Un terzo caso risale al dicembre 2021.

E’ ormai evidente che la presenza di cervi, caprioli e cinghiali sia in aumento in tutto il territorio di Miane e dei Comuni limitrofi, per questo è inevitabile che predatori in costante movimento come i lupi siano a loro volta in crescita.

A tal proposito la dottoressa Paola Peresin, wildlife manager e curatrice per Qdpnews.it della rubrica del martedì “Bestiario”, afferma: “La bellezza della fascia collinare pedemontana non è evidente solo a noi, ma anche agli ungulati che negli ultimi trent’anni hanno cominciato a colonizzarla completamente. I primi segnali della presenza del cervo risalgono alla fine degli anni ’90“.

“Chi vi scrive – precisa Peresin – coordinò una prima raccolta dati con i direttori delle riserve di caccia della Pedemontana trevigiana mentre il capriolo era già da tempo una costante nelle nostre colline. E come succede quando la catena alimentare è ben rappresentata, dopo le prede arrivano i predatori. La presenza del lupo (ormai accertata da almeno un lustro nel territorio provinciale) si rivela anche attraverso indizi di predazione”.

“Quando gli indizi si concretizzano con carcasse di animali predati vicino ad aree urbanizzate, l’imbarazzo, l’empatia, la perplessità e, in alcuni casi, il timore che molti di noi provano è del tutto normale – conclude la dottoressa -. Proprio per questo da una decina d’anni si sono attivati strumenti di comunicazione per informare, divulgare e spiegare alla cittadinanza cosa comporta la presenza di animali come il lupo che ancora non fanno parte della nostra cultura. Magari sarebbe utile calendarizzare un appuntamento con biologi esperti di comunicazione, proprio per aiutare i residenti a capire quale siano i comportamenti corretti da tenere verso episodi che saranno sempre più frequenti nel nostro incantevole territorio”.

(Foto: per gentile concessione di Valerio Bianchet).
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