A 30 anni dal disastro del traghetto Moby Prince, che fece 140 vittime nella rada del porto di Livorno, ancora non c’è una verità giudiziaria; una recente commissione parlamentare d’inchiesta ha svelato nuovi documenti che hanno contribuito a riscriverne la trama, una seconda commissione è a lavoro per ulteriori approfondimenti.
Sui documenti processuali lavora da 15 anni “La Nave Europa” in collaborazione con l’associazione dei familiari delle vittime “Il nostro intento – racconta Marta Pettinari coautrice del testo insieme a Francesco Gerardi – è mantenere viva la memoria dei fatti, per i parenti di chi morì quella notte (venivano un po’ da tutta Italia) e per chi questa storia non la conosce. Questa versione del testo, denominata 3.0, ricorda il trentennale e propone le novità emerse dall’inchiesta del Senato. Non vorremmo che passassero altri trent’anni per avere verità e giustizia”.
Alla rappresentazione messa in scena a Villa Spineda-Gasparini-Loredan di Venegazzù, la seconda dopo quella di Livorno del 4 agosto, hanno partecipato anche una ventina di parenti delle vittime.
Per loro è stata una profonda sfida emotiva: riaprire quella ferita è sempre doloroso, soprattutto sentendo quante omissioni, depistaggi ed errori si sono susseguiti prima, durante e dopo la tragedia. C’è chi ha potuto riconoscere i propri cari solo da qualche dettaglio, che resta ancora indicibile. “Il dolore non va in prescrizione” è il loro pensiero comune.
Il 10 aprile 1991 su quella nave, quasi vuota per la sua grande capienza, c’era anche chi andava ad una festa di matrimonio: Claudia Saccaro, originaria di Biadene, avrebbe sposato anche con rito religioso Pino Cossu, nella chiesa di Bonarcado, vicino ad Oristano.
A bordo della nave c’erano il papà Ernesto, 50 anni, nato ad Arsiè, la mamma Antonietta Dal Tezzon, 47 anni, nata a Volpago, il fratello Ivan, l’anziana nonna Maria Marcon (85 anni, anche lei volpaghese; fu la vittima più anziana del disastro); li accompagnavano altri amici, Gino Guizzo e Giuseppina Martignago, marito e moglie di 52 e 46 anni, pure loro di Volpago, un’altra coppia di sposi Angelo Fusinato e Giovanna Padovan scesi da Arsiè, Pasquale Dal Zotto, cugino 32enne montebellunese, e Mauro De Barba, 30enne di Bolzano.
Alle 22.25 la collisione con la petroliera Agip Abruzzo provocò un inferno di fuoco ed esplosioni che non lasciò scampo a nessuno dei passeggeri della Moby Prince, eccetto un giovane membro dell’equipaggio che riuscì ad abbandonare la nave. I soccorsi si concentrarono sulla petroliera e solo molte ore dopo arrivarono sul traghetto, ormai ridotto ad uno scheletro di metallo rovente.
Di questa tragedia parla lo spettacolo teatrale “M/T Moby Prince”, in tournée in queste settimane con l’interpretazione degli attori Lorenzo Satta e Alessio Zirulia e la regia di Federico Orsetti, tutti non ancora nati all’epoca dei fatti.
“Per noi – racconta Orsetti – è stata una scoperta di tutti i retroscena, sui cui abbiamo fatto uno sforzo in più rispetto a chi ne aveva il ricordo personale. Dal punto di vista tecnico lo spettacolo mantiene la stessa struttura, con i due attori in scena supportati da documentazione audio e video tratta anche dai materiali delle inchieste”.
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