Benedetto il quadro de “La Madonna del Fagiolo”. Il Cantastorie della Destra Piave racconta l’origine di Covolo

La Madonna del fagiolo e Dino De Lucchi

Nella mattinata di domenica 5 novembre il Santuario della Madonna della Rocca di Cornuda ha ospitato la benedizione ufficiale del quadro della “Madonna del Fagiolo” realizzato dalla pittrice Maria Chenet, autrice del drappo del Palio di Covolo, e donato all’imprenditore agricolo Dino De Lucchi, tra i fondatori della Confraternita del Fagiolo Borlotto Nano di Levada.

La breve cerimonia si è tenuta durante la messa delle ore 7.30 nel santuario mariano, luogo molto amato dai cornudesi e dai fedeli dei Comuni vicini, per ringraziare il Signore per i frutti della terra. Presenti lo stesso De Lucchi, l’autrice e altri membri della Confraternita del Fagiolo Borlotto Nano Levada.

“La Confraternita ha finalmente la sua degna protettrice – ha affermato De Lucchi -. È un’opera unica nel suo genere”.

In questi giorni De Lucchi, definito da Qdpnews.it – Quotidiano del Piave il “Cantastorie della Destra Piave“, ha diffuso un racconto sull’origine della frazione di Covolo di Pederobba.

La chiesa parrocchiale di Covolo

“Tantissimo tempo fa – racconta -, quando il tempo non si misurava, il paese di Covolo non aveva ancora un nome definitivo. C’erano poche case sparse per la campagna, basti pensare alle località Guizza, Guizzetta, Guizzona, Barche e la più antica Rovigo. Si narra di un signorotto, forse da Cornuda, che aveva deciso di far sposare sua figlia a uno ricco signore, che però aveva la fama di essere un violento. Purtroppo, la ragazza era innamorata di un altro uomo”.

“Alla vigilia delle nozze forzate – continua -, la giovane scappò di casa e vagò a lungo per la campagna, finché giunse alla sera lungo il fiume Piave e si riparò per la notte in una cavità fatta a covo, come ce ne sono tuttora lungo la sponda destra del fiume. Si narra che quella notte la Piave, in quanto ‘femmina’ (perché allora il nome lo aveva al femminile), ebbe compassione e modificò il percorso dei due rami principali che si incrociarono a cuore davanti a lei. La luna piena si rispecchiò nella ghiaia bianca dell’isolotto fatto a cuore”.

Vista del Piave da Covolo

“La giovane – aggiunge -, vedendo questo fenomeno, trovò conforto ed ebbe meno paura dei tanti spiriti della notte che abitavano quei luoghi. Il padre, pentito e addolorato per la scomparsa della figlia, cambiò opinione e la lasciò libera di esprimere i suoi sentimenti. Ancora oggi, sopra il ponte di Vidor, a ricordo di questa vicenda il Piave forma ogni tanto un’isoletta a forma di cuore. La stessa, magari per un gioco di correnti, dura un giorno o due e i rami degli alberi morti trascinati, che si arenano contro la stessa, sembrano delle vene pulsanti”.

“Il Covo della Sposa – conclude – diede il nome a Covolo e, proprio qui, si stabilì la giovane coppia. Poi nacquero il paese e una comunità con tanto di bella chiesa e nome definitivo. Le contrade di Covolo si contendono il luogo nel quale andò ad abitare la coppia della leggenda e ancora oggi organizzano i giochi di contrada per vincere l’ambito palio disegnato dalla pittrice Maria Chenet, originaria di Covolo”.

(Foto: Dino De Lucchi).
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