La storia di Toni da Erto, il pellegrino ospitato da una famiglia di Covolo prima del disastro del Vajont

Dalla frazione di Covolo di Pederobba arriva una storia che scalda il cuore, una vicenda realmente accaduta capace di emozionare ancora una volta, dopo tanti anni, la famiglia di Cristina Fornasiero che non potrà mai dimenticare il pellegrino Toni da Erto, un uomo che negli anni Cinquanta era giunto in paese per vendere i suoi prodotti, chiedendo ospitalità nelle case per passare la notte con la certezza di avere un tetto sopra la testa.

La famiglia di Cristina ha voluto rendere pubblica questa vicenda dopo alcuni importanti incontri grazie ai quali è stato possibile ricostruire tutta la storia, incollando dei frammenti di un puzzle che il trascorrere del tempo aveva rischiato di seppellire per sempre.

Sono gli anni in cui nell’Alta Marca Trevigiana arrivavano le venditrici e i venditori ambulanti per sviluppare un piccolo commercio che aiutava tante persone a mantenere le loro famiglie con dignità.

FOTO ERTO 2

Nella mostra permanente “Le Voci del Bosco” di Erto, curata dall’Ecomuseo Vajont, queste storie rivivono attraverso immagini, parole ed oggetti ritrovati nelle cassettiere e nei carretti riposti dopo l’ultimo viaggio dai venditori ambulanti.

Sono storie di fatica e sacrifici, povertà ma anche grande dignità: racconti che in molti avevano dimenticato e che sono stati recuperati grazie alla visione di una foto o di un manufatto legato a quel periodo.

“Mia mamma mi ha sempre raccontato di un pellegrino, Toni da Erto, che negli anni Cinquanta passava per la nostra casa di Covolo e che la mia famiglia ospitava volentieri, offrendogli la cena e preparandogli un giaciglio nella nostra stalla per dormire durante la notte – racconta Cristina Fornasiero – Quest’estate sono andata a Erto, spinta dalla curiosità di vedere di persona i luoghi dei racconti che il pellegrino Toni aveva condiviso con i miei familiari”.

FOTO ERTO 1

“Ho visitato la mostra permanente “Le Voci del Bosco” e ho fatto delle foto che successivamente ho pubblicato su Instagram – continua la donna – Angelica, una signora di Erto, ha iniziato a commentare i miei scatti artigianali e poi abbiamo iniziato a sentirci. Successivamente mia mamma ha scritto un piccolo testo con alcuni particolari sul periodo in cui Toni veniva in casa nostra, una lettera che abbiamo lasciato alla sorella di Angelica”.

“Abbiamo chiesto alla signora se conoscesse Toni ma l’impresa era ardua perché in quegli anni a Erto tante persone si chiamavano così – aggiunge Cristina – Poi è stato automatico pensare al disastro del Vajont, immaginando che anche il “nostro” pellegrino fosse stato coinvolto in quella grande tragedia che ha devastato quelle comunità. Angelica aveva un libro fotografico con alcune foto dei dispersi tra le quali, purtroppo, mia mamma ha riconosciuto Toni da Erto”.

Dalle parole di Cristina emerge l’ammirazione per la resistenza dimostrata in quel periodo dalla popolazione di Erto che, sfidando anche la legge, ha scelto di tornare nel paese che amava dopo tutto quello che era successo.

“Abbiamo scoperto che Toni aveva tre figli e per questo abbiamo stampato tre copie della lettera di mia mamma che speriamo di poter consegnare loro per ricordare quello che Toni da Erto ha rappresentato per la nostra famiglia – conclude – Il prossimo 19 settembre a Erto ci sarà un evento pubblico nel quale potrebbero essere presenti i figli di Toni. Spero sia l’occasione giusta per conoscerli e per ricordare loro padre e un pezzo della nostra storia che non deve essere dimenticata”.

(Fonte: Andrea Berton © Qdpnews.it).
(Foto: dalla pagina Facebook “Erto riscoprire Dalla terra alle mani”).
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