Per il Comune di Pederobba, in particolare per la frazione di Levada, settembre è il “mese del fagiolo” o, per essere più precisi, del Fagiolo Borlotto Nano Levada.
Dallo scorso sabato 9 settembre i volontari della Pro Loco Covolo sono presenti nei fine settimana nello stand allestito non lontano dalla piazzetta del Viavai Cafè, a due passi dal ponte di Vidor, per vendere questa prelibatezza.

La promozione di questa delizia d’autunno andrà avanti nei prossimi fine settimana fino al 24 settembre con la vendita nello stand dei prodotti agricoli locali, dal fagiolo alla patata, dalle mele alle noci.
I volontari parlano di un’annata buona per il fagiolo, grazie alle piogge di quest’estate che hanno reso il Borlotto particolarmente colorato e gustoso al palato.
La stessa Confraternita ha voluto sperimentare la coltivazione di un campo di Borlotti che metterà in vendita nello stand della Pro Loco Covolo.

“Ci ha impegnati nell’irrigazione, nella raccolta e nella sgarbatura – commenta Genoveffa Zavarise, presidente della Confraternita – ma è stato entusiasmante veder maturare le piante di fagioli”.
Domenica 24 settembre, invece, la Pro Loco ha organizzato uno spiedo per asporto, accompagnato dai saporiti fagioli di Levada.
Quando si parla di fagioli nella Destra Piave, il pensiero di molti va a Dino De Lucchi, imprenditore agricolo e scrittore di Levada che ha contribuito a fondare la Confraternita del Fagiolo Borlotto Nano Levada.

“La data iniziale per seminare i fagioli – si legge in uno dei suoi racconti – è il 3 maggio, che è anche la festa della Santa Croce. Una volta, se si seminava anche dopo questa data, per avere una produzione scalare si faceva un ampio segno di croce propiziatorio e di fede. Lo facevano anche i bestemmiatori più incalliti senza vergogna. La fine della raccolta ottimale è il 14 settembre, che è pure la festa del ritrovamento della Santa Croce di Gesù. Con il cambiamento climatico si va un po’ più avanti”.
“In principio – continua – il fagiolo da noi era un fagiolino bianco molto buono seminato in consociazione con il mais assieme all’immancabile sorella zucca. Erano chiamati Bonei da tanto erano preziosi e buoni. Se ne sta perdendo la preziosa memoria storica. Non doveva ‘rubare’ terra e anche fuggire alla conta del fattore. Faceva furbo il mezzadro, che più ne mangiava più aveva le scarpe grosse e il cervello fino. Quando i tempi cambiarono e non aveva più bisogno di clandestinità, prese piede di prepotenza il Borlotto Nano e fu seminato a file sotto i filari di viti per prendersi poi il campo”.
De Lucchi spiega che la Confraternita del Fagiolo Borlotto Nano Levada ha dato titolo e nome al suo sodalizio senza dimenticare gli umili Bonei dell’epopea contadina.
“La Pro Loco di Covolo – conclude – e la Confraternita, in sintonia con gli intenti del Comune di Pederobba, lo vendono e lo promuovono al ponte di Vidor. Non meno gli amici della Desfasolada, sempre presenti. Il Piave ‘mormora’ contento e ne fa il suo prestigioso lemme screziato di rosso per tre fine settimana. Per il ponte di Vidor passa il mondo e anche chi non lo compra volge il suo sguardo invidioso a tanta preziosità all’apice della piramide degli ortaggi. Costretti a prendere i barattoli che contengono più zuccheri di un gelato per conservarli, il nostro è tentazione”.

Con il fagiolo Borlotto Nano Levada si fanno anche dei gustosi biscotti, chiamati “Borlottini“.
“I Borlottini – spiega Cinzia Rampin della Piccola produzione locale ‘C’era una volta‘ – vengono realizzati con purea di Fagiolo Borlotto Nano Levada, aggiunta di nocciole e una frolla semplicissima. Sapendo dell’esistenza di questo nostro prodotto dolcissimo, abbiamo pensato che si poteva mettere insieme con la nostra passione per la panificazione e la biscotteria. Ne abbiamo parlato con Dino, abbiamo fatto un po’ di prove e alla fine abbiamo ottenuto questo prodotto. Era il 2018″.
“È tutto cotto a legna – continua -, il forno si trova a Levada e apparteneva alla nonna di mio marito, che si chiamava Prima. Insieme al marito Luigi hanno tramandato questa passione a mio marito Donato. Noi usiamo principalmente la nostra farina di grani antichi”.
Tempo fa, De Lucchi ha composto anche la poesia “Fagioli e alloro“:
Come i poeti i fagioli amano l’alloro.
Caso o provocazione così vuole la tradizione.
Mescolati nel tegame amano baciarsi
e il cuoco il cucchiaio leccarsi.
Quanta storia in questo legume
Ma nella neo-modernità è barattolo.
Ma io voglio per lui leggenda, sagra e gloria.
Nella mensa del re, operai e contadino
sempre provvidente e presente.
Piatto celebrato nel cinema.
Terence Hill e angeli.
Sapore di Trinità.
Io ho conosciuto anche la sua fatica
che mi ha procurato gioie e dolori.
Gioco fortunato di quanti c’erano nel vaso
di Pronto Raffaella Carrà.
Ora vogliono farli in 3D
e ciondolo portafortuna.
Ora la classica fiaba dove crescono fino in cielo
ai bambini non si racconta più.
Fascino, fascino, non lasciare questa fiaba.
I fagioli vogliono teglia e camino
un bambino Giacomino e un contadino.
Diamo anche a quest’ultimo l’alloro
perché coltiva un tesoro.
Alti o bassi
Di Lamon o di Levada o di altra contrada
facciamoci una bella magnada.
Recentemente, è uscito il nuovo libro di De Lucchi dal titolo “Racconti Borlotti“: l’opera si può acquistare anche al “Bar Dai Oci” a Levada di Pederobba.
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