Pederobba, la storia delle maschere più popolari del Carnevale del Triveneto raccontata in biblioteca

Il Carnevale sta entrando nel vivo della sua festa, con le sfilate dei carri allegorici sovrastati da figure costruite in cartapesta che in genere rappresentano in maniere ironica alcuni eventi o personaggi di attualità.

In questo contesto l’associazione circolo culturale “San Bastian” propone per domani, venerdì 21 febbraio, una serata sul tema “I Carnevali nel Triveneto”: una conversazione a cura del professor Sergio Ramon a partire dalle 20.30 presso la Biblioteca “Liberi di Leggere” in Piazza Guarnier a Pederobba.

La storia delle più popolari maschere e macchiette in voga nel Triveneto, dalla repubblica veneziana che già dal 1268 ne vietava l’uso se non a carnevale. Tra le maschere più conosciute ed entrate nella tradizione c’è “Arlecchino”, la più nota nella Commedia dell’Arte di derivazione francese, in cui rappresenta il demone nero.

Per continuare si ricorda la maschera “Brighella” bergamasca anch’essa, un servo attaccabrighe e furbastro, che tese inganni a Pantalone per favorire gli innamorati. Veneziana invece “Colombina” serva astuta, a volte amante, e nello stesso tempo moglie di Arlecchino.

Un vecchio mercante avaro invece la figura di Pantalone, che si esprime in dialetto veneziano, forse derivante da “pianta leoni” nomignolo con il quale venivano chiamati i mercanti veneziani che issavano la bandiera di San Marco nel territorio di commercio, oppure dai pantaloni indossati dal personaggio.

Altre maschere quella padovana del Ruzante, piuttosto che il Tabarrino, una maschera di origini molto antiche, la Bauta, il Fracanapa, di origini veronesi. Tutto questo nella conversazione del professor Ramon, in programma domani sera. Alla fine dell’incontro crostoli e frittelle per tutti.

(Fonte: Giovanni Negro © Qdpnews.it).
(Foto: Archivio Qdpnews.it).
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