Nel 2022 sono stati quaranta gli interventi di soccorso su incidenti dovuti alla pratica del volo libero sul Monte Grappa: un numero che – anche secondo il Consorzio Vivere il Grappa – non è alto, visto il numero di presenze e dei decolli sul versante del Grappa. Si tratta di episodi perlopiù non gravi che hanno visto l’intervento delle forze del Suem di Pieve del Grappa – Pedemontana Emergenza ODV e dello CNSAS.
Il Grappa, in effetti, rappresenta da sempre un luogo ideale per la pratica del parapendio e del deltaplano, con un versante dolce a sud (tuttavia con sezioni di bosco molto ripide) che consente vari punti di decollo e un panorama mozzafiato sull’area collinare: proprio perché ancora oggi, sempre più, viene scelto da molti appassionati, la necessità di strutturare procedure di soccorso specifiche ha portato le unità mediche di Pedemontana Emergenza e del Soccorso alpino a distinguersi in Italia per questa disciplina.
Oggi gli incidenti di volo libero sono diventati materia di studio per l’Università di Padova, che dal 1995 raccoglie i dati degli incidenti in parapendio e deltaplano, in collaborazione con il Consorzio Vivere In Grappa.
Ogni anno il medico che coordina la sede del 118 di Crespano viene chiamato a tenere una lezione di perfezionamento dedicata alla facoltà di medicina, spiegando tutta la parte relativa al soccorso di montagna.
Una lezione di soccorso all’Università di Padova
“La nostra zona attorno al Monte Grappa è un vero paradiso per il volo libero grazie alla conformazione geografica e alla presenza di correnti ascensionali – spiega il dottor Matteo Tommasi – i numerosi interventi ci danno la possibilità di studiare le lesioni che questo genere di incidente causa agli sportivi che lo praticano e le tecniche di soccorso che occorrono per intervenire. La lezione teorica comprende sia l’apprendimento relativo alla parte medica, quindi la gestione del dolore, dei traumi e delle componenti sanitarie, sia la parte della localizzazione e del tracciamento, che per noi è importantissima per essere tempestivi e ridurre i tempi d’intervento”.
All’Università di Padova, medici e infermieri hanno quindi la possibilità di apprendere le regole del servizio di soccorso in zone impervie attraverso lo studio di casi reali: per raggiungere gli sportivi, spesso è infatti necessario collaborare con il soccorso alpino, con i Vigili del Fuoco e la Protezione civile, nei casi più gravi con l’equipaggio di Leone 1, l’elicottero del Suem118 di Treviso, e con le forze dell’ordine.
Il punto di vista del Consorzio “Vivere il Grappa”
Per il Consorzio Vivere il Grappa questo studio serve anche per riportare all’opinione pubblica dei dati scientifici che non corrispondono alla percezione comune sulla pericolosità di quest’attività: al di là del numero degli interventi e in rapporto al numero di presenze, gli incidenti gravi per il volo libero non sono da considerarsi “frequenti”.
La maggior parte degli incidenti in effetti provoca lesioni lievi, anche se quasi sempre richiedono l’intervento dei soccorsi, impiegati per recuperare il pilota incastrato sulla cima degli alberi o sul fondo di qualche canalone.
“Gli incidenti avvengono a causa di condizioni forti che causano chiusura (della vela), collisioni in volo, imperizia in atterraggio e inesperienza – spiegano dal Consorzio – Essendo una zona adatta anche ai principianti, a volte vengono commessi errori banali, dovuti all’inesperienza. Nella maggior parte dei casi fortunatamente il pilota rimane incolume o con lievi lesioni se atterra sulle piante (ovvero si infrasca), se invece atterra sulle rocce la collisione può provocare traumi più gravi”.
Il coordinamento tra il 118 di Treviso, la centrale operativa di Crespano, lo CNSAS, il Consorzio locale con la scuola di volo e gli istruttori, è velocissimo e rappresenta un unicum in Italia: le pedane, per esempio, sono dotate di un semaforo che interrompe il decollo qualora fosse previsto l’intervento dell’elisoccorso del Suem 118. La sperimentazione è nata dalle richieste pervenute al Consorzio da parte dei piloti d’elicottero.
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