Chi vive o frequenta per lavoro quell’area collinare, al confine tra i comuni di Fonte e di Pieve del Grappa, probabilmente, non aveva mai visto un traffico di veicoli e di passanti come quello di oggi: decine di auto che, invece che percorrere la principale, la perennemente scorrevole via Vittorio Veneto, deviano su via Colli per vedere dove sia avvenuto quel fattaccio efferato che ha di nuovo messo queste zone tranquille sotto la lente d’ingrandimento.
L’avvallamento ricco di boscaglia dov’è stato ritrovato il corpo del trentanovenne residente a Casella d’Asolo non è dissimile da altre nei dintorni: appartata ma comoda alle strade principali, con una via carrabile che consente, trovandosi sul fondovalle, di tornare su via Vittorio Veneto sia procedendo verso est, lungo una via sterrata, sia imboccando appunto via Colli. Nelle immediate vicinanze non ci sono abitazioni, soltanto dei vigneti, e normalmente la scorciatoia viene evitata per via del fango e delle buche.
Nel pomeriggio di ieri, i Carabinieri avevano tolto i nastri nella zona del ritrovamento, ma continuavano a lavorare con i metal detector sulla porzione sud del bosco, dove erano state attenzionate anche le tracce di alcuni pneumatici: il ritrovamento dell’arma del delitto potrebbe dare una svolta alle indagini, in attesa dell’autopsia di mercoledì prossimo.
Non si può dire però che il fondovalle di quella macchia di sterpaglie e rovi non sia o perlomeno non sia stato, in qualche modo, frequentato: percorrendo il sentiero dal ponticello di cemento procede verso nord, dov’è stato rinvenuto il cadavere, ci si accorge di come negli anni non sia stato battuto non solo dagli animali selvatici. Anche lungo le scarpate ci sono segni di passaggio più o meno definiti.
Tra gli arbusti troviamo diverse cartucce di fucile di vario tipo, qualche fungo e un’enorme quantità di spazzatura, ma anche qualche oggetto bizzarro. Il corpo di Dedja è stato ritrovato a circa cento metri dalla strada dov’è stata parcheggiata la Mercedes: appena più avanti si può notare, per metà sepolto dai detriti, il rottame di un motorino Garelli, che c’è chi guarderebbe con nostalgia.
Viene descritta dai residenti come una zona che, di giorno, viene attraversata da gente a passeggio, da ciclisti in mountain bike e da appassionati di motocross, che si dilettano in virtuosismi in mezzo alla boscaglia, ma anche come un punto che, di sera o di notte, si tende a evitare. Un altro aspetto curioso è che, forse per l’abbondante presenza di spazzatura e quindi per gli odori, in quel boschetto diversi residenti nella zona affermano di aver ritrovato più volte il proprio animale domestico fuggito.
Entrambi i comandi di Polizia locale della zona, da una parte Asolo e dall’altra dell’Unione Montana del Grappa, hanno avuto esperienze di interventi dovuti ad abbandono di rifiuti, ma altre fonti parlano anche di luogo di incontro, di attesa o comunque di passaggio, di persone sospette, con auto dai vetri oscurati e targhe straniere. Non lontano da lì sarebbe stata persino nascosta e rinvenuta, in passato, anche un’abbondante refurtiva in denaro.
Sembrerebbe probabile, comunque, che la vittima conoscesse quella zona, come ha anche affermato ieri l’amico con cui doveva andare a pesca: in passato era stato residente a Fonte e aveva lavorato per un’attività non lontana. La grande domanda, che ieri anche i familiari hanno fatto davanti ai cancelli della Caserma di Casella d’Asolo, è se, con chi e perché Dedja, che è morto certamente prima della mezzanotte dell’altro ieri, si trovasse lì.
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