Anche due giovani pievigini italo-marocchini dialogano con la giornalista Karima Moual: “La pandemia non ha fermato la xenofobia e il razzismo”

“Immigrazione e doppia identità culturale” è il titolo dell’incontro online di ieri sera organizzato da “Gim-Giovani Italo-Marocchini” e condotto da Andrea Berton, corrispondente di Qdpnews.it e docente appassionato di dialogo interculturale e interreligioso.

L’ospite speciale della serata è stata Karima Moual, giornalista di origini marocchine esperta di immigrazione e di tematiche che riguardano la vita delle comunità musulmane in Italia e all’estero.

Tra il gruppo di ragazzi che hanno interagito con Karima anche due giovani pievigini italo-marocchini: Mohammed Hammouch, volontario dell’Associazione Culturale Careni, e Anas Nfafta, mezzofondista dell’Asd “Team Treviso”.

Hanno partecipato anche altri ragazzi collegati dal Friuli-Venezia Giulia, dal Trentino-Alto Adige, dal Veneto, dalla Lombardia e dall’Emilia Romagna.

“Il nostro progetto è nato qualche mese fa con l’obiettivo di raggruppare i ragazzi italo-marocchini di seconda e terza generazione cresciuti in Italia – spiega Hammouch – Tra gli scopi di Gim c’è la volontà di condividere dei momenti insieme, creare amicizie e valorizzare la cultura marocchina, che è quella d’origine, e italiana, nella quale siamo cresciuti. Penso che questa ‘doppia identità culturale’ sia un valore aggiunto per noi e stiamo cercando di trovare i mezzi e le strategie per far arrivare i nostri messaggi alla società e collaborare con le istituzioni per raggiungere risultati concreti”.

Durante l’incontro online, dopo un breve confronto tra il moderatore e Karima, la giornalista ha interagito con i ragazzi italo-marocchini in collegamento, che le hanno fatto delle domande. 

“Io ci rifletto molto sul concetto di cittadinanza – ha spiegato Karima – È da 30 anni che sono cittadina italiana e in questo periodo ho avuto delle aspettative per dei riconoscimenti. Non verso di me ma nei confronti di quello che rappresento: una comunità allargata di persone, quindi figli di migranti, migranti e cittadini che sono inseriti nella società, che hanno delle ambizioni e che sono partecipi della vita nelle realtà nelle quali vivono. Oggi si parla poco di integrazione ma quello che non ha fermato la pandemia sono la disintegrazione, la xenofobia, il razzismo, la violenza verbale e l’ignavia politica di prendere qualche iniziativa oltre ai soliti slogan”.

“Alla fine nulla è cambiato – continua – Se penso alla legge sulla cittadinanza, che risale all’epoca in cui l’Italia era un altro Paese rispetto ad oggi, è ferma lì dove sta. Anzi: negli ultimi anni si sono fatte molte più cose non nella via dell’integrazione ma per rendere la vita impossibile e difficile alle persone che vogliono inserirsi nella nostra società. Dai corsi complicati alla richiesta di soldi per il rinnovo del permesso di soggiorno: sembra che l’immigrazione sia diventata solamente una questione di soldi e non di investimento sulla nostra società”.

Karima ha parlato di una “miopia politica” importante da parte delle istituzioni italiane che non hanno saputo intercettare le necessità reali delle persone che vogliono inserirsi nella società italiana.

“Il vero problema è quello che si perde nel non conoscere la diversità di cui sono portatrici diverse persone straniere in Italia – prosegue – Tanti ragazzi italo-marocchini sono riusciti ad andare all’università con genitori che hanno investito sul percorso di studio dei loro figli. Questo è un passo in avanti di tante famiglie. In questo momento, però, ci sono dei conflitti molto forti. Recentemente sono rimasta scioccata nel sentire delle testimonianze di giovanissimi di origine straniera che non si sentono italiani”.

“C’è una parte di questi giovani che è molto arrabbiata – continua – proprio perché in questi anni, nel momento in cui c’era da fare un riconoscimento di una generazione che fa parte e che è cresciuta in Italia, non si è fatto nulla. Non solo sulla questione della cittadinanza ma anche rispetto al coinvolgimento di queste seconde generazioni nella ‘narrativa’. Nei media italiani, infatti, non ci sono tante giornaliste figlie di migranti e cresciute in Italia. Questa non è una cosa bella perché i media sono una parte importante della nostra società”.

“Se da una parte – conclude -, in modo molto naturale, tanti giovani sono riusciti ad integrarsi e inserirsi nel nostro Paese. C’è una fetta di loro che è molto arrabbiata e può essere molto pericoloso. Per quanto mi riguarda, da ragazzina non ho avuto grossi problemi legati all’integrazione; il vero dramma è quello che sto vivendo negli ultimi anni di un percorso importante, di cui vado molto fiera, che mi ha portato a partecipare attivamente ad un dibattito politico su questi temi. Invece di sentirmi soddisfatta per il risultato, in questo momento mi è arrivata addosso una valanga di intolleranza, di razzismo e di volgarità proprio perché sono di origine marocchina, oltre ad essere donna”.

Karima è preoccupata per questa violenza ed è delusa dai partiti italiani, di destra e di sinistra, che hanno dimostrato di non essere capaci di intervenire efficacemente in questo settore.

I ragazzi di Gim hanno annunciato che nei prossimi mesi verranno organizzati altri eventi per valorizzare la cultura italiana e quella marocchina grazie ad uno scambio reciproco in grado di arricchire la società italiana.

(Foto: Gim-Giovani Italo-Marocchini – Facebook).
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