Duomo gremito per l’ultimo saluto ad Adriano Armelin. Il parroco: “Avercene di uomini così”. Zaia: “In casi del genere è difficile perdonare”

Oggi Pieve di Soligo è una città in lutto: nel primo pomeriggio è stato celebrato il funerale di Adriano Armelin, l’83enne ucciso lo scorso 25 marzo nella propria abitazione di via Schiratti.

Un fatto tragico che ha colpito l’animo della comunità e l’intero territorio, per la violenza inaudita che è stata messa in scena.

Già alle 14.30, mezz’ora prima dell’inizio della funzione, la chiesa ha iniziato a riempirsi e la funzione è stata trasmessa anche tramite dei megafoni posizionati all’esterno del luogo di culto: a quell’ora era già presente anche il presidente della Regione Veneto Luca Zaia, giunto al funerale per esprimere alla propria vicinanza alla famiglia dell’anziano deceduto.

Assieme a lui anche il consigliere regionale Alberto Villanova, i sindaci di Pieve di Soligo e Susegana, rispettivamente Stefano Soldan e Vincenza Scarpa, i quali hanno accompagnato il feretro all’entrata in chiesa, assieme ai parenti. Oltre a loro, non sono mancati i primi cittadini di Refrontolo e Farra di Soligo, Mauro Canal e Mattia Perencin, vari componenti della amministrazioni comunali e delle associazioni, rappresentanti delle Forze dell’Ordine, tra cui il comandante provinciale dell’Arma colonnello Gianfilippo Magro, i comandanti della stazione dei Carabinieri e della Polizia locale di Pieve di Soligo, rispettivamente Alberto Bosco e Gian Pietro Caronello.

Ad “annunciare” l’arrivo del feretro, cosparso di rose gialle e girasoli, è stato il suono delle campane, che ha dato così inizio all’ultimo saluto all’83enne, con la celebrazione da parte di monsignor Giuseppe Nadal, concelebrante il vicario parrocchiale don Luca Soldan.

Il parroco ha inizialmente letto un messaggio del vescovo di Vittorio Veneto monsignor Corrado Pizziolo il quale, anche se assente alla funzione, ha espresso “vicinanza spirituale e morale”, osservando quanto “negli ultimi anni il territorio di questa unità pastorale sia rimasto ferito da fatti tragici simili a questo”.

Nella sua missiva, il presule ha pertanto espresso la propria speranza che si possa “ritrovare pace e concordia” e che “cessino queste violenze terribili”.

Vicinanza espressa anche da parte di monsignor Nadal il quale, durante la propria omelia, ha indicato il cesto di margherite bianche posizionato sul posto in chiesa solitamente occupato da Armelin alle messe domenicali. Fiori che sono stati lì posti con continuità a seguito di quel terribile 25 marzo.

“Un fatto tremendo è accaduto nella nostra comunità – è stato l’inizio dell’omelia del monsignore – Siamo ancora profondamente addolorati perché Adriano Armelin era una persona cara a tutti e ci lascia sgomenti il modo in cui è stato strappato a noi”.
Il celebrante ha quindi fatto riferimento alla parabola “del figliol prodigo e del padre misericordioso”, letta poco prima dell’omelia.

“Mi permetto di accostarla all’esempio umile e semplice di Adriano: un papà dal grande esempio”, ha proseguito il monsignore, ricordando che il funerale della moglie Egle è stato il primo da lui celebrato dopo l’arrivo alla guida della parrocchia pievigina.

“Il suo buon carattere l’ha portato a superare quel gran dolore – ha proseguito – Era gentile, scherzoso, mai arrabbiato. Ha coltivato tanti valori umani, manifestati nell’affetto per i figli”.
La passione per la montagna e per la compagnia degli amici è un altro aspetto citato di Armelin, oltre alla sua vicinanza ai club sportivi come volontario.

“Averghen de omi cossì” (“Avercene di uomini così”), è stata l’espressione dialettale usata da monsignor Nadal per descrivere semplicemente il profilo di Armelin, invitando tutti i presenti, allo stesso tempo, a “uscire dai pensieri cattivi, dal pregiudizio, da invidia e cattiveria”, visto l’approssimarsi della Santa Pasqua.

Successivamente, monsignor Nadal ha ringraziato tutti i presenti a nome della famiglia, per la vicinanza dimostrata, annunciando che, per la prima volta dopo diverso tempo, ci sarebbe stata la processione verso il cimitero.

A concludere la funzione sono state le parole del cognato, il quale ha evidenziato la complicità che c’è sempre stata con Adriano Armelin: “Non meritavi davvero una morte così crudele e sono ancora incredulo che ciò sia potuto accadere”.

“Eri un uomo deciso, risoluto e allo stesso tempo il tuo cuore traboccava di generosità – sono le parole lette in chiesa dal cognato – Sei stato un grande esempio di valori familiari, dalla storia lavorativa densa di passione, sacrificio e coraggio”.

Parole che hanno suscitato l’applauso dei presenti, prima dell’uscita del feretro dalla chiesa, poi diretto verso il cimitero.

All’esterno dell’edificio religioso, Zaia ha commentato il fatto con i cronisti: “Sono venuto oggi per esprimere vicinanza ai famigliari. Abbiamo sperato che riuscisse a salvarsi. In questi momenti ci si interroga sul senso della vita e non ci sono spiegazioni per quanto successo”.

Zaia ha rimarcato ancora una volta la necessità di pene esemplari: “È difficile perdonare chi commette atti così gravi e c’è da sperare che i magistrati facciano il loro dovere”.

Una tragedia, quella di Adriano Armelin, giunta a distanza di tempo dall’assassinio di Elisa Campeol: “Sono due storie totalmente diverse, quella di Elisa e Adriano, che hanno avuto la sfortuna di trovare sul proprio percorso queste persone”, ha affermato Zaia.

“Alla tragedia di Elisa Campeol si aggiunge anche quella di Adriano Armelin – ha concluso – Bisogna fare delle leggi molto più severe e più di qualcuno verrà assicurato alla giustizia”.

(Ha collaborato Beatrice Zabotti. Foto e video: Qdpnews.it © riproduzione riservata)
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