Gli spazi della scuola elementare di via Kennedy a Barbisano hanno ospitato un incontro pubblico sull’antenna installata in via Cimitero (qui l’articolo).
L’incontro si è tenuto nella serata di ieri, mercoledì 28 settembre, alla presenza del sindaco di Pieve di Soligo Stefano Soldan, dell’assessore Giuseppe Negri, di Andrea Bertolo di Arpav e di Mario Mastromarino del Dipartimento di prevenzione dell’Ulss 2 Marca trevigiana.
Durante l’incontro il tecnico dell’Arpav ha illustrato il concetto di “limite di esposizione”, ovvero un dato che non deve essere superato in nessuna condizione: su questo fronte l’Italia ha un approccio più cautelativo rispetto all’Unione europea – ha chiarito l’esperto – con un limite di esposizione più basso rispetto alla stessa media europea.
Quali passaggi vengono fatti prima di giungere all’autorizzazione per l’installazione dell’antenna? Come ha spiegato Bertolo, il gestore è tenuto a comunicare per tempo la “messa in onda” dell’impianto, passaggio preceduto da alcuni controlli eseguiti da Arpav, ovvero l’analisi previsionale e le misure sperimentali sul territorio. In Veneto sono 7.700 gli impianti presenti e annualmente vengono svolte delle simulazioni su 1.200 impianti, oltre a 90 misure.
L’esito di questi controlli, secondo Bertolo, mostra un valore ben al di sotto del valore di cautela, ovvero compreso tra 1 e 3 Volt al metro.
Le simulazioni, quindi, consentono di ottenere una mappatura del territorio comprendente un calcolo cautelativo delle emissioni, basate sulla massima potenza degli impianti.
Nel caso specifico di Barbisano, l’esperto di Arpav ha riferito che la prima istanza per l’antenna era pervenuta lo scorso 11 febbraio e dai controlli effettuati era emersa una potenziale criticità sulla palestra di arrampicata. Pertanto, era stata eseguita una nuova configurazione radioelettrica, ovvero era stata cambiata l’inclinazione dell’antenna (in caso di un cambiamento della direzione dell’antenna, il gestore è tenuto a comunicarlo e a chiedere una riconfigurazione): tale condizione aveva portato un livello di emissioni inferiore ai 6 Volt per metro. Tutto ciò aveva di conseguenza condotto al permesso rilasciato lo scorso 21 luglio.
“Non tutto quello che presentano i gestori va automaticamente bene” ha chiarito Bertolo, aggiungendo che le misure vengono eseguite sulla base anche di esposti dei cittadini, dei Comuni e delle Regioni, e sui punti critici del territorio.
Nel caso di Pieve di Soligo, inoltre, alcuni monitoraggi erano stati eseguiti nel 2012, 2013, 2015, 2016 e 2022 e avevano mostrato come le antenne presenti avessero una media di 2 Volt al metro, con una punta massima pari a 2,5 Volt al metro, quindi al di sotto del livello di cautela.
Nel corso della serata sono emerse alcune perplessità e interrogativi da parte di alcuni cittadini, in particolare sul tema dell’impatto delle onde elettromagnetiche sulla salute. Ma sono giunte anche richieste di chiarimenti sul fronte di possibili strumentazioni utilizzabili per misurare da casa il livello di esposizione.
“La strumentazione deve essere di qualità e calibrata, inoltre quella da casa non ha un valore legale, ma eventualmente può essere utile per segnalare al Comune una potenziale criticità – ha risposto Bertolo -. Credo sia difficile che il gestore vada a rischiare la reputazione e i guadagni. Non esiste nulla di specifico per isolare il proprio edificio, ma tutto isola, come ad esempio il doppio vetro: qualsiasi cosa costituisca una barriera, di fatto lo è”.
L’esperto ha poi messo in guardia sul livello di emissioni del telefono cellulare, sostenendo che il poco campo “è un’arma a doppio taglio, perché la potenza emessa è maggiore ed è una cosa da tenere in considerazione, vista la vicinanza al nostro corpo”.
“Il Comune ha fatto tutto ciò che era concesso dalla legge – ha dichiarato in sala il sindaco Soldan -. L’ultima cosa che volevo era un’antenna a Barbisano: sono contrario ma non posso farci niente. Lunedì arriverà in giunta la richiesta per la messa a disposizione di aree pubbliche per l’installazione di antenne e la risposta sarà un ‘no'”.
“Nel caso dell’antenna di Barbisano, stiamo parlando di un privato e di una multinazionale che hanno fatto un accordo – ha ribadito il primo cittadino -. Non avremmo mai fatto installare questa antenna, ma esiste il diritto privato”.
Successivamente, Mastromarino dell’Ulss ha riferito che dal 1996 l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha avviato un “progetto di coordinamento globale” che racchiude gli studi condotti sul possibile impatto delle onde elettromagnetiche sull’uomo e sugli animali.
La maggior parte degli studi hanno riguardato gli effetti cerebrali e sul Dna derivanti dall’utilizzo del telefonino. Inoltre, nel Regno Unito, gli studi sono stati eseguiti su 1.397 bimbi con tumore diagnosticato nel periodo vitale di 0-4 anni e su 5.588 bambini completamente sani. Da ciò è emerso che, in entrambi i casi, il rischio di tumore non aumenterebbe in prossimità dell’antenna e che tale patologia si svilupperebbe indipendentemente dalla residenza nelle vicinanze di un impianto. Allo stesso modo, non sarebbero stati evidenziati dei danni sul Dna derivanti dall’esposizione alla radiofrequenza.
“C’è un’evidenza tutt’altro conclusiva che l’esposizione possa causare un rischio cancerogeno – ha osservato Mastromarino, sottolineando che al momento non ci sarebbero degli studi scientifici tali da evidenziare un diretto legame tra emissioni e patologie oncologiche –. Maggiori studi si sono concentrati sull’utilizzo dei telefoni cellulari, che possono provocare un disturbo del sonno, ma non c’è a oggi un’evidenza scientifica sul fatto che la vicinanza a un’antenna comporti il tumore”.
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