“L’autonomia riduce la solidarietà tra le regioni, il premierato mi spaventa”: intervista a Carlo Cottarelli 

In carica otto mesi al Senato durante l’esecutivo di Giorgia Meloni, eletto nelle fila del Partito Democratico, ma anche quattro giorni “su è giù dal Colle” dopo che il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella gli conferì l’incarico (accettato con riserva) di formare un governo tecnico che traghettasse il paese fino alle nuove elezioni a causa del fallimento dell’esperimento di un governo a trazione Lega e Movimento Cinque Stelle

Intervista a Carlo Cottarelli, economista, editorialista e politico italiano – Video di Simone Masetto

Ma Carlo Cottarelli, prima da economista di spicco e poi da politico, nei Palazzi c’è sempre entrato, ancora prima di essere eletto senatore (carica da cui si è poi dimesso per dissensi rispetto alla linea della segretaria Elly Schlein), lavorò per il fondo monetario internazionale, per la Banca d’Italia e fu commissario straordinario per la revisione della spesa pubblica durante il governo Letta. 

Otto mesi in Senato che hanno permesso a Cottarelli di avere un punto di vista “sincero e penetrante sulle istituzioni italiane” che ha deciso con ironia e attraverso aneddoti personali di raccogliere nel suo ultimo saggio “Dentro al Palazzo” edito da Mondadori. Pubblicazione che oltre a raccontare la sua esperienza diretta mette in luce “le distorsioni, le inefficienze e le potenzialità inespresse del nostro sistema politico”. 

Della sua ultima fatica letteraria, ma anche di giovani (sua l’idea di fondare Peses, il programma che porta nelle scuole di tutta Italia l’educazione per le scienze economiche), di premierato e autonomia Carlo Cottarelli ha parlato ieri sera al Cinema Careni (tutto esaurito) durante la prima serata dell’edizione 2024 della rassegna Pieve Incontra,organizzata dalla giornalista Adriana Rasera e diventata ormai punto fisso del panorama culturale della città. 

Professore, la Marca Trevigiana e la regione Veneto sono tra le locomotive dell’economia italiana. Come vede questo settore nei prossimi anni?

Innanzitutto bisogna valutare il contesto italiano. Dopo il Covid stiamo andando abbastanza bene, nel senso che non siamo più fanalino di coda dell’Europa. Dobbiamo però ricordare che questo è anche merito dei fondi che abbiamo, e che stiamo ancora ricevendo, dalle Istituzioni Europee: prima dalla Banca Centrale e ora grazie ai fondi del Pnrr. Dal 2026 torneremo a non avere più questo afflusso di denaro e allora bisognerà vedere come si evolverà la situazione e anche il Veneto deve essere inserito in questo contesto generale.

Regione Veneto che però sta chiedendo a gran voce l’autonomia. Come si potrebbe inserire nello sviluppo economico italiano?

Per dirla in parole semplici l’autonomia riduce il grado di solidarietà tra le regioni, nel senso che i soldi che si generano rimangono all’interno di quella regione. I benefici dell’autonomia dipendono da quanto un territorio cresce. Ma se una regione decresce, e potrebbe succedere anche al Veneto, allora ci sarebbe uno svantaggio. Ma se il Veneto è convinto di crescere avrà un vantaggio con l’autonomia. 

Lei nel suo ultimo libro porta il lettore all’interno del Palazzo, che viaggio ci aspetta?

Questo non lo so, ma è la situazione attuale che non è un granché. Abbiamo un Parlamento che in gran parte è svuotato e la situazione potrebbe peggiorare se arriviamo al Presidenzialismo. A me questa cosa preoccupa un po’ perché si accentrerebbero ancora di più ipoteri nelle manidell’esecutivo rispetto al potere legislativo. Quando le cose sono troppo accentrate in poche mani c’è il rischio che chi ha il potere faccia qualche errore e qualche stupidaggine. Tralasciando la questione della democrazia è proprio un fatto che solitamente ci si monta la testa quando si ha troppo potere, e questo mi preoccupa.

Dopo essersi dimesso da Senatore lei è impegnato con i giovani grazie al progetto Peses, come rispondono le scuole e le nuove generazioni?

La risposta delle scuole è stata ottima perché abbiamo avuto troppe domande. Sono state 260 le scuole che hanno fatto domande di partecipare ma noi riusciremo a visitarne solo 170. Purtroppo il Veneto è tra le regioni dove percentualmente copriamo meno domande, ma non perché siamo andati in meno posti, ma perché abbiamo avuto moltissima richiesta. Per quanto riguarda i giovani devo dire che la risposta è molto buona: io parlo mezz’ora, assieme anche agli altri 50 personaggi che partecipano, e poi c’è una un’ora di interazione coi giovani ma sono così interessati che ce ne vorrebbero anche due. 

(Foto e video: Qdpnews.it riproduzione riservata)
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