“Lavorare su noi stessi: la gioia di vivere nasce da dentro”. Vito Mancuso inaugura la rassegna “Pieve Incontra”

Vito Mancuso

Teatro Careni al completo ieri sera per il primo appuntamento di “Pieve Incontra“. Ospite della serata d’esordio della sesta edizione il teologo, filosofo e saggista Vito Mancuso che ha tenuto il pubblico incollato alla sedia per un’ora intensa, ricca di spunti di riflessione. 

Vito Mancuso – video di Rossana Santolin

Il dialogo con la giornalista, nonché organizzatrice della rassegna Adriana Rasera, si è focalizzato sull’ultimo libro di Mancuso: “Non ti manchi mai la gioia. Breve itinerario di liberazione” (Garzanti, 2023) un titolo che fa riferimento alla lettera 23 delle “Epistulae morales ad Lucilium” di Seneca, un inno alla sua massima più celebre “Conosci te stesso”.

“Impara a gioire”, esortava Seneca nell’epistola scritta nei suoi ultimi mesi di vita. Partendo da questa Mancuso guida il lettore in un “percorso di liberazione” dalle trappole che impediscono all’uomo di sperimentare la gioia profonda di vivere. 

Una gioia, spiega Mancuso rifacendosi a Seneca, che si cela oltre “i piaceri effimeri“, accessibile a chi osa scavare dentro di sé nel profondo, con disciplina.  “I metalli di lieve peso si trovano a fior di terra: i metalli più ricchi sono invece quelli la cui vena si nasconde più profonda ma risponderà con maggiore abbondanza allo sforzo di chi scava” scrive il filosofo nella Lettera 23. 

“Bisogna distinguere fra gioia e felicità – spiega Mancuso – Non c’è essere umano che non le provi anche nello stesso giorno, ma la felicità è un’emozione che viene da fuori, è qualcosa che si muove, va e viene: la gioia di cui parlo nel libro è una cosa seria, come dice Seneca, e nasce da dentro, dalla nostra casa”. 

“A gioire si impara – sottolinea l’autore – e lo spiega Seneca nelle Lettere scritte a pochi mesi dalla morte. Al cospetto della fine Seneca rientra in sé stesso e si dedica al suo grande amore, la filosofia, non intesa come erudizione fine a sé stessa, un sapere senza sapore, ma come ricerca del senso vero e autentico della vita”. 

“Nelle Lettere si rivolge al suo amico Lucilio, ma Lucilio siamo tutti noi, che pensiamo di saper gioire, ma in realtà non lo sappiamo. Cerchiamo la gioia al di fuori di noi, nel denaro ad esempio. Tuttavia puoi avere tutto il denaro e gli amori del mondo, ma se non imparerai a gioire davvero, sarai in balia della felicità, un’emozione che va e che viene”. 

E allora come si impara a gioire? Come lavorare su noi stessi? Per Vito Mancuso “ci vuole disciplina, dal latino discere, imparare”. Una disciplina da applicare nella lettura e nell’ascolto. “Questa disciplina è il prezzo della consapevolezza, il bene più prezioso che abbiamo. Per questo – prosegue Mancuso con un velo di ironia – non tornerei mai indietro ai vent’anni: allora, non me ne vogliano i giovani in sala, si è stupidi davvero, ma è naturale”. 

Le trappole che ci impediscono di accedere a quella profondità dove si celano “i metalli preziosi” di cui scrive Seneca sono diverse. “Tutte le cose importanti della vita possono essere delle trappole, anche l’amore, il sapere se si pensa di sapere tutto, ma la stessa esigenza di libertà può esserlo. Ognuno ha trappole diverse, la differenza la fa il lavoro che siamo disposti a fare su noi stessi”. 

“Oggi siamo siamo nel buio del bosco e rischiamo di perderci. Abbiamo perso la saggezza, il senso della cura della Terra, della solidarietà popolare: siamo troppo impegnati a fuggire da noi guardando l’ennesima serie tv anziché guardarci dentro, focalizzarci sulla nostra vita e quella dei nostri figli. Ecco perché si beve, si fuma, ci si rifugia nell’estasi delle sostanze: sono modi diversi di fuggire da noi stessi ma così ci allontaniamo dal bene più prezioso che è quello dell’intelletto”.

(Foto: Qdpnews.it © riproduzione riservata).
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