La ricchezza di opere d’arte sacra è una delle caratteristiche del centro di Pieve di Soligo, in particolare del territorio posto sul lato sinistro del fiume, che un tempo veniva denominato Pieve del Contà.
Non è solo il duomo, infatti, a costituire punto di interesse artistico e spirituale: attorno a questo si trovano altri manufatti ed edifici che raccontano la storia della devozione in paese.
In primis la Cal Santa, ovvero la riproposizione fedele della via dolorosa di Gerusalemme, posta a congiunzione del duomo stesso con il cimitero. Purtroppo la nuova viabilità cittadina non permette più di leggere il percorso così come pensato nei secoli scorsi – probabilmente già a partire dalla metà del Seicento –, ma la presenza di una lunga sequenza di capitelli con affreschi moderni, un grande arco a simulare l’ingresso alla Città Santa e la stazione finale rimangono a testimonianza dell’antico tracciato.
Tra tutte queste tappe, particolare menzione merita il punto di arrivo, collocato a pochi metri dalla chiesa di San Martino, di fronte all’ingresso del camposanto. Qui si trova infatti la Cappella del Calvario, un piccolo edificio squadrato costruito sul finire del Seicento per contenere e preservare il Crocifisso della Cal Santa, scultura in legno policromo che nella sua versione precedente era pensata a cielo aperto e accompagnata dalle due croci dei ladroni.
Nel 1694 la locale famiglia Ciassi prende la decisione di sostituire questo gruppo campestre con il manufatto attuale, racchiudendolo in una sorta di cappellina gentilizia abbellita internamente da un’importante decorazione a stucco sulla parete di fondo, che incornicia a sua volta cinque tele con episodi della Passione.
Queste, della seconda metà del Settecento, presentano uno stile “tenebroso” e sono probabilmente ispirate ad altri cicli sullo stesso tema, vista la presenza in contemporanea di personaggi molto diversi tra loro, con abiti orientali, loriche romane e corazzine Secentesche.
Già precedentemente menzionata, accanto al Calvario si trova la chiesa di San Martino, una costruzione dalle linee neoclassiche del 1842. Sotto il suo colonnato d’accesso sono collocate le lapidi di alcune illustri famiglie di Pieve di Soligo, come i Balbi-Valier e i Sammartini. Proprio i Balbi-Valier andarono a sostituire la chiesa precedente di epoca medievale – con prima attestazione nel 1170 – con la finalità di accoglievi le loro sepolture.
Altro sacello di interesse storico-artistico e spirituale è presente invece a pochi passi dal duomo: una piccola struttura inglobata nelle mura di Palazzo Morona e dedicata alla Madonna del Carmine.
Entrando, pochi passi dividono l’ingresso dalla parete di fondo, dove è collocata un’esuberante cornice di stucco, davvero straordinaria per la ricchezza della decorazione vegetale rispetto alla grandezza della piccola aula che la contiene.
Al centro di questo tripudio di un bianco candido trova posto una pala del 1945 ad opera di Giovanni Zanzotto – padre del poeta Andrea – raffigurante la Madonna con il Bambino. Alla base del dipinto possiamo leggere “per lo scampato pericolo durante una spietata ed ingiusta persecuzione da parte di banditi”: un piccolo racconto che ci fa andare indietro nel tempo, dentro a una storia di grazia e di fede di quasi ottant’anni fa.
(Fonte: Cristina Chiesura).
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