Qdpnews.it alle porte della guerra russo-ucraina. L’arrivo dei nostri corrispondenti in Polonia: “Qui la libertà non è mai stata scontata. E il Covid crea ancora problemi”

Due firme storiche di Qdpnews.it, Luca Vecellio e Simone Masetto, sono partiti nella mattina di giovedì 3 marzo in auto dall’Alta Marca con destinazione il confine orientale della Polonia, quello che la divide dall’Ucraina, dove è in corso un sanguinoso conflitto con la Russia.

Immagini e cronache di guerra che da più di una settimana stanno arrivando nelle case degli italiani: una situazione alla quale nessuno può rimanere indifferente e che Qdpnews.it vuole raccontare anche dalle porte della martoriata Ucraina. Ecco il primo contributo dalla Polonia.

Dopo circa 14 ore di viaggio e 1.100 km di autostrada siamo arrivati oggi, giovedì, nella cittadina di Lesko: si tratta di una regione boscosa conosciuta per splendidi itinerari di hiking e per la vicinanza al lago Jawor. Siamo venuti qui perché in questa città si trova uno dei pochi hotel disponibili nel raggio di un’ora dal confine con l’Ucraina, precisamente a 80 chilometri, e oggi venerdì ci sposteremo lungo il confine per cercare di intercettare gli aiuti umanitari che arrivano dall’Italia e, in particolare, dal Veneto.

La storia del Distretto di Lesko e della sua comunità, attualmente distante dal conflitto ma non indifferente a ciò che sta succedendo a poche centinaia di chilometri, ci fa riflettere sulle questioni attuali: nel settembre 1939, quando fu stipulato il Patto Molotov-Ribbentrop, la Polonia si vide “lacerata” dalla scelta di altre potenze. Proprio questa zona fu tra le prime a subire le conseguenze di questa decisione.

In seguito, nella città di Lesko il regime nazista massacrò durante l’Olocausto l’intera comunità ebraica, che corrispondeva a circa il 60% della popolazione. Questo per dire che la libertà, per questi popoli, non è mai stato qualcosa da dare per scontato. E neanche per l’Ucraina lo è, possiamo immaginare, schiacciata già forse a partire dalla sua origine tra due colossi, da una parte la Nato e dall’altro la Federazione Russa. La pressione, poi, è sfociata, dopo una pandemia e una crisi economica, in una guerra aperta che sembra riportarci indietro ai primi decenni del ventesimo secolo, in cui a pagare sono i popoli “nel mezzo”.

Oggi visiteremo la stazione ferroviaria di Przemyśl, una città nel voivodato della Precarpazia di circa 61 mila abitanti: gli operatori che accolgono i profughi ci hanno chiesto di concentrare le visite e le riprese al mattino e al pomeriggio, ma di lasciarli stare alla sera, in quanto stremati dai continui arrivi.

Secondo dati dell’Onu, il numero dei profughi si sta avvicinando al milione e sta per coronare il primato della più grande migrazione di rifugiati in Europa del secolo. L’esodo presenterebbe, tra le centinaia di difficoltà, anche quella relativa alla silenziosa presenza del Covid-19, che è passata in secondo piano rispetto alla tragedia della guerra ma che continua a rappresentare un problema per le strutture mediche e l’accoglienza: prima dell’invasione russa, il delta dei contagi in Ucraina era in netta ascesa, con una percentuale di popolazione non vaccinata a ciclo completo tra le più basse d’Europa.

Nonostante questo scenario, con le truppe russe che iniziano l’assedio alla capitale Kiev e le altri grandi città ucraine messe a ferro e fuoco dai colpi dell’artiglieria e dei caccia Sukhoi, gran parte del popolo ucraino ribadisce la propria volontà di resistere, mentre in tutto il resto dell’Europa le comunità manifestano contro la scelta del leader russo Vladimir Putin. Sul confine, però, arriva anche chi contesta le scelte strategiche fatte in passato dalla NATO.

Ad aiutare chi arriva stremato al confine sono intervenuti diversi volontari e professionisti, molti dei quali provenienti anche dall’Alta Marca: abbiamo già raccontato alcune delle loro imprese in precedenza, adesso è il momento di mostrare l’importanza del loro operato.

(Foto: Qdpnews.it © riproduzione riservata).
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