Tragedia di via Schiratti, il pellegrinaggio degli amici di Armelin: “Adriano aveva un cuore d’oro, può avere aperto la porta al suo aggressore”

Un viavai di persone ieri davanti al civico 85 di via Schiratti, teatro della brutale aggressione di venerdì sera costata poi la vita ad Adriano Armelin. Molti gli amici, i clienti di quando aveva l’attività di elettrauto e i semplici cittadini che hanno voluto rendere omaggio ad Armelin, chi con un mazzo di fiori e chi con una semplice parola. 

Tra loro anche un buon amico che ha voluto lasciare tre girasoli davanti alla porta d’ingresso dell’abitazione: “Andavamo sempre in montagna assieme” racconta indicando il Praderadego, una delle mete preferite da Armelin e dalla sua compagnia. “Quella era la nostra montagna. Ci trovavamo sempre su a mangiare, ballare, cantare e fare delle passeggiate”.

“Era una brava persona – continua con la voce rotta dalle lacrime – non devono succedere queste cose in Italia. Non è giusto, quell’uomo doveva essere a casa sua”. 

Armelin viveva da solo ed era autosufficiente: si arrangiava ancora a compiere le proprie faccende, come sistemare il giardino e coltivare alcune passioni: “Era un bravo artigiano – continua l’amico – viveva da solo ed era in gamba, aveva le sue macchinette da gestire”.

Sono molte ancora le ipotesi su come abbia fatto Mohamed Boumarouan ad entrare in casa di Armelin visto che dalle prime analisi effettuate dai Carabinieri di Vittorio Veneto, prima che la casa venisse sigillata in attesa di rilievi scientifici, sulle due porte che si affacciano su via Schiratti non sembrano esserci segni d’effrazione.

Secondo l’amico potrebbe essere stato lo stesso Armelin ad aprire la porta di casa al proprio aggressore anche senza conoscerlo: “Adriano aveva un cuore d’oro – conclude – può darsi che gli abbia anche aperto”.

(Foto e video: Qdpnews.it © riproduzione riservata).
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