Finisce la “siccità dei cento giorni”: il professor Cunial fa “un tour dell’acqua” con alcuni ragazzi dei Cavanis

“Da piccolo, quando la terra era riarsa, le vacche alla catena della crippia muggivano disperate e l’acqua del cielo non ne voleva sapere di scendere sulla terra, si ricorreva a ogni pozza, a ogni vena, a ogni riserva pur di non morire di sete, – racconta nel suo blog il professor Giancarlo Cunial, in occasione della prima pioggia caduta dopo cento giorni sul nostro territorio – Difficilmente si muore di fame, mi diceva el barba Tita, ma di sete crepi di sicuro, come crepa la terra che si apre arida e improduttiva”.

“Quando l’erba dei campi avvizziva, le rame delle piante si seccavano e le valli mostravano il greto asciutto dei sassi, allora si partiva in processione, di domenica dopo vespero, dal Tempio canoviano, a nord del paese fino alla chiesa di santa Giustina a sud del paese – continua a scrivere Cunial, – Gli uomini in maniche di camicia e il cappello in testa, le donne coi bambini per una mano e l’ombrello chiuso nell’altra, come a dimostrare che la processione non si faceva per niente e che la pioggia, per quel corteo orante, doveva essere concessa”.

“Il 30 marzo scorso è stato l’ultimo giorno di secco dalle mie parti (il giorno dopo, il 31, poca, ma è scesa la prima pioggia di primavera) e sono stato con alcuni ragazzi della mia scuola a fare il giro dell’acqua: mi sono detto che bisognerebbe fare ogni tanto il giro dell’acqua, per tornare a emozionarci nel vedere le rocce della montagna fiottare gorgoglii d’acqua dal ventre del Grappa”. 

“Sono stato prima alla sorgente “Tegorzo” nel versante settentrionale del massiccio, da dove capta l’acqua l’acquedotto “Schievenin” nel comune di Quero-Vas e la distribuisce a un vastissimo territorio di 52 Comuni delle province di Belluno, Treviso e Vicenza. Lo Schievenin (mi raccontava Giovanni Tempesta, orgoglioso presidente di quell’acquedotto quando ero assessore in Comunità Montana del Grappa) è stato costruito da 1200 operai 90 anni fa (nel 1932) e consegnava acqua a circa 790 fontane pubbliche che servivano un’area di oltre 58 mila ettari per una popolazione di 124 mila abitanti.  Quando salviamo una delle fontanelle in disuso che ancora resistono nelle nostre piazze o nei nostri borghi, salviamo una bocca d’acqua nata 90 anni fa che è stata spesso l’unico centro di ritrovo femminile in molte nostre contrade”.

“Poi mi sono spostato alle prese di Fener del Brentella, un canale artificiale (nato nel 1936 per volere della Repubblica di Venezia e potenziato poco dopo da fra Giocondo) che devia 30 metri cubi d’acqua al secondo di acqua del Piave (all’altezza di Fener) per farli scorrere parallelamente al Piave e, dopo Crocetta, diramarli nei canali Caerano e Bosco (il Caerano attraversa Caerano e Montebelluna e, poco prima di Trevignano, si divide in canali minori; il Bosco, invece, lambisce il versante sud del Montello e sfocia nel canale della Vittoria di Ponente). Infine, sono andato fino a Mussolente, in visita al locale depuratore, potenziato nel 2013, con una portata giornaliera di oltre cinque mila metri cubi d’acqua al giorno per dissetare quasi 17mila persone”.

(Foto: Giancarlo Cunial).
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