Un tema profondo e molto difficile quello della nuova opera antologica del professor Luciano Cecchinel presentata sabato all’Auditorium Prealpi di Tarzo. “Per i giovani figli perduti. Antologia di poesie e prose” è il titolo del libro che comprende una profonda riflessione sul dolore più grande che un genitore può provare: la perdita di un figlio.
Luciano Cecchinel è nato a Revine Lago nel 1947 e ha insegnato materie letterarie nella scuola media. È stato redattore della rivista politico-culturale “Confronto” e la sua attività poetica è rimasta volutamente sconosciuta fino alla pubblicazione della raccolta di poesie in dialetto veneto “Al tràgol jért” e “Senc”. Andrea Zanzotto, lodandolo, lo dichiarò il suo erede nella poesia.
Una serata, quella di sabato, organizzata da Banca Prealpi SanBiagio, presieduta da Carlo Antiga e dall’Associazione di Mutuo Soccorso ETS NoixNoi. “Leggendo il libro – afferma Flavio Salvador, presidente di NoixNoi – mi è tornata alla memoria mia nonna che ha perso un figlio che aveva 18 anni. Mi ricordo che quando mi teneva in braccio mi diceva: ‘un giorno andrò a trovarlo’. Questo ricordo l’ha aiutata a vivere. Cecchinel ci sta restituendo la memoria, la voglia di comunità che ha aiutato mia nonna a trovare una dimensione umana nel dolore”.
Presenti alla serata i sindaci di Revine Lago Massimo Magagnin e di Cison di Valmarino Cristina Da Soller, gli assessori di Tarzo Vincenzo Sacchet e Michela Cesca che hanno espresso piena vicinanza e affetto allo scrittore e a tutte le persone che hanno e stanno provando ancora oggi questo terribile dolore.
Il libro, edito da Ronzani, è una raccolta di poesie e prose di autori della letteratura mondiale, accomunati dalla perdita di un figlio o di un caro. All’interno si trovano testi di Cicerone, Plutarco, Martello, Whitman, Dostoevskij, Hugo, Carducci, Ungaretti, Mounier, Pasolini e Chesnut “alla ricerca di un nuovo anche se mai pacificato senso dell’esistenza” afferma Cecchinel.
La serata, dopo i saluti istituzionali, è stata introdotto da Augusto Pivanti, poeta e consulente letterario. A moderare l’evento la critica letteraria e giornalista Elvira Fantin mentre le letture delle poesie sono state curate da Monica Stella e da Alessandro Perone. Ad accompagnare musicalmente, Federica Feltrin e Tullia Larese Roia.
“La perdita di mia figlia non mi ha fatto pensare ad altro per moltissimo tempo – racconta Cecchinel -. Solo con il tempo ho meditato su quanto avvenuto e sono diventato più sensibile a testi che rappresentavano questa innaturale situazione. L’evento che mi ha segnato molto, uno dei motivi che mi ha fatto maturare questa antologia, è stato scoprire che la canzone che avevo sempre amato era dedicata ai figli morti giovani”.
“Quando muore un genitore la comprendi come morte naturale, è il ciclo della vita – prosegue Luciano -, ma quando muore un figlio si interrompono le aspettative di vita. Se uno tende all’oblio, ha subito un senso di colpa perché dimentica il figlio, lo copre. Il dolore non si può abbandonare pur nella sua insostenibilità perché scatterebbe sennò un senso di abiura del destino. Qualsiasi genitore mai ammeterebbe di dover dire che avrebbe preferito che il figlio non fosse nato”.
“Il ruolo delle amicizie cambia totalmente – aggiunge – si scoprono i veri amici e chi ha una sensibilità tale da poterti stare accanto. Crea un senso di insufficienza e impotenza a chi vuole aiutare, mentre chi viene colpito da questa tragedia cerca conforto in altri genitori nelle stessa situazione. È altamente sconsigliato dagli psicologi ma la condivisione avviene automaticamente anche rimanendo muti”.
“La maggior parte delle coppie che subiscono questa pena si separano – conclude Cecchinel -. Si chiede aiuto ogni giorno a uno che non lo può dare perché è nella stessa situazione”.
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