Rospi, gli eroi di una migrazione che dovremmo rispettare: l’appello di SOS Anfibi 

Rospi, gli eroi di una migrazione che dovremmo rispettare

Vista in scala uno a rospo la migrazione annuale degli anfibi è un fenomeno colossale: un’impresa epica che risale alla notte dei tempi. Centinaia di migliaia di esemplari di rospi e rane che intraprendono un viaggio pieno di pericoli: buche, frane, imprevisti, ricci famelici, recinzioni, cancelli, gatti spietati e, soprattutto, le strade.

Video a cura di Luca Vecellio

In questa avventura i rospi sono eroi pressoché indifesi davanti alle eventualità e al destino: spinti dall’istinto – o, vista la vicinanza con San Valentino, potremmo dire “dall’amore” – gli anfibi attraversano le valli per raggiungere gli stagni, ambienti dove possono riprodursi. Poi, di nuovo, dovranno tornare indietro.

Una coppia di Bufo bufo

Oltre agli antagonisti minori che ogni “Bufo bufo” (questo il nome specifico) può trovarsi ad affrontare nel proprio viaggio, esistono enormi minacce anche per la specie che rappresentano: il cambiamento climatico ha impattato con forza sul loro habitat, riducendo la quantità di stagni a disposizione. Viceversa, la diminuzione di anfibi dovuta anche all’incremento del traffico sulla strada e a molti altri fattori sempre riconducibili all’uomo, aumenta la presenza di insetti dannosi per l’agricoltura, di cui i rospi invece si ciberebbero.

Una rana rossa

Per queste motivazioni scientifiche e non solo, sul Montello e nell’area dei Laghi di Revine, la loro presenza è sottoposta a un vincolo dell’Unione Europea come Sito di Importanza Comunitaria. Un parametro che – come spesso accade – c’è, ma non viene applicato, come invece succede altrove. Nonostante questo, il rospo non viene considerato dall’immaginario collettivo come un animale da salvare, come invece sarebbe per un qualsiasi altro mammifero, ma più che altro da ignorare.

Alessandra Bogo, presidente dell’associazione SOS Anfibi

I volontari di S.O.S. Anfibi si prendono cura di questa missione da ormai oltre vent’anni, traghettando centinaia di migliaia di esemplari oltre le carreggiate mortali di strade buie e percorse a velocità spesso eccessive: dalla Vallata a Cavaso del Tomba, passando per il Montello, per il Laghetto delle Antille a Treviso, il bosco del Fagaré a Cornuda e anche a San Pietro di Feletto sulla Sp635. Le operazioni, precedute dall’installazione di reti contenitive a bordo strada, hanno una durata di circa due mesi a seconda delle temperature, e dovranno ripetersi fino al ritorno di tutti gli esemplari salvati: bastano un secchio, un paio di guanti, una torcia e un giubbetto catarifrangente.

Tutti i gruppi locali sono in difficoltà per mancanza di volontari. Da qui l’appello dell’associazione S.O.S. Anfibi dal gruppo di Revine, che però può valere tranquillamente anche per gli altri: “Poiché per un ignoto motivo pare che la popolazione locale sia refrattaria a scendere in strada per salvare il loro invidiabile patrimonio naturalistico, anche quest’anno i volontari sono in seria difficoltà e lanciano un appello di “reclutamento” con la solita richiesta d’aiuto nell’affrontare questa “emergenza ambientale” poiché, per farvi fronte con la necessaria efficacia, i “Rospisti” di sempre sono insufficienti e urgono rinforzi. Se a morire anziché rospi e rane fossero cani e gatti, secondo voi,
ci sarebbe lo stesso disinteresse?”.

(Foto: S.O.S. Anfibi Gruppo Vallata Revine Lago).
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