“Ok boomer”: al Centro sociale Fabbri un dialogo tra generazioni su vita e lavoro

Al Centro sociale Fabbri un dialogo tra generazioni

Chi pensa che il dialogo tra generazioni sia complesso, se non addirittura impossibile in certi casi, dovrà ricredersi: ieri sera il Centro sociale Fabbri di San Vendemiano ha ospitato “Ok boomer”, iniziativa organizzata dall’associazione Ante Omnia.

Un appuntamento che, proprio per il tema trattato, ha visto un ampio seguito di pubblico, chiamato ad ascoltare le esperienze di vita di rappresentanti di diverse generazioni, i quali hanno raccontato i propri percorsi esistenziali, tra lavoro, vita in famiglia e scelte personali.

Un confronto interessante, che ha fatto emergere svariati punti di contatto tra le varie vicende, nonostante la differenza anagrafica.

La serata è stata moderata da Alessandra Mazzei, con un’introduzione del presidente dell’associazione Ante Omnia Renato Da Dalt.

Ante Omnia è una realtà socio-culturale che ha “come scopo la promozione dell’aggregazione sociale attraverso dibattiti, conferenze ed eventi”.

“Vogliamo, insieme a voi, tentare di comprendere i fenomeni e gli eventi del nostro tempo, dal modo in cui si generano fino a ottenere gli strumenti per leggerli e trovare delle soluzioni”.

“Questo primo evento è di carattere sociale, ma consentirà di capire se c’è uno ‘scontro generazionale’ – prosegue la presentazione, che anticipa la volontà di proporre degli appuntamenti ulteriori su questo filone – oppure se ci siano dei ‘ponti’ che consentono di trasferire i valori e la capacità di prosperare delle esperienze di quattro diverse generazioni di San Vendemiano”.

Un momento della serata

A fare da premessa a queste storie di vita è stata la psicologa Anna Antoniol, la quale ha chiarito che il porre un’etichetta alle varie generazioni è frutto di una forma di marketing, per studiare le esigenze delle persone, al fine di proporre dei prodotti ad hoc.

Chiusa questa parentesi, la psicologa ha puntato l’attenzione sull’importanza del contesto per lo sviluppo di una persona.

Secondo l’analisi della psicologa, ognuno di noi presenta una plasticità corticale più o meno intensa nelle varie fasi della vita, durante le quali sviluppiamo dei particolari bisogni (come quello di appartenenza a un contesto familiare o amicale).

Bisogni sempre in bilico, però, a seconda di una serie di fattori esterni.

Il dialogo tra generazioni

“Ogni fase ha dei bisogni specifici”, ha spiegato la psicologa, illustrando quelli connessi alla fase dell’infanzia, della giovinezza, dell’età adulta e della tarda età. Negli anni ci sono dei compiti evolutivi che si sviluppano, come l’autonomia, la fiducia in se stessi e negli altri, la predisposizione a sognare e ad avere dei programmi, il bisogno di affermarsi e di scoprire qual è il nostro talento.

Concetti che hanno trovato conferma nelle storie dei protagonisti della serata: il primo a raccontarsi è stato Silvano, 70enne pensionato ed ex vicecomandante della Polizia locale di Conegliano (e quindi della cosiddetta generazione dei “Baby boomers”), il quale ha delineato i tratti della sua epoca, tra la necessità di realizzare le aspirazioni in linea con le esigenze e le possibilità della famiglia di origine, in un contesto sociale in cui soltanto 4-5 ragazzi in un paese proseguivano gli studi alle superiori, anziché andare a lavorare in fabbrica o nei campi.

“La prima volta che ho visto il mare avevo 20 anni – ha detto – In casa non mancava mai nulla, ma non esistevano sprechi. Con il mio lavoro ho capito che la gente aveva bisogno di essere ascoltata e di trovare una soluzione. Oggi il rancore e l’odio immotivato sono all’ordine del giorno: la società si è imbarbarita”.

Silvia, commercialista di 52 anni e quindi rappresentante della “Generazione X”, ha raccontato il suo desiderio di affermazione, nonostante la comodità di poter contare su un lavoro sicuro nell’azienda di famiglia.

“Sono stata la prima a laurearmi nella mia famiglia – ha detto – Ho deciso di fare la commercialista, perché mi sentivo non un macchinario ma una persona”.

Le sue scelte professionali sono avvenute in un contesto prettamente maschile, che non era pronto a certi cambiamenti sociali. Eppure Silvia è riuscita a portare avanti la propria attività lavorativa, fino alla scelta di mettersi in proprio, combinando tra loro diverse identità: quella di mamma, moglie, professionista, figlia e sorella.

Alberto, grafico libero professionista di 35 anni (fa parte dei “Millennials”), ha raccontato la sua scelta di prediligere il lavoro rispetto gli studi universitari, considerata l’offerta professionale arrivata duranta un tirocinio, in pieno periodo di crisi economica.

Sullo sfondo sempre la famiglia a dare dei consigli. Poi la decisione coraggiosa di diventare socio di un’agenzia di comunicazione, nonostante le difficoltà che tale scelta ha comportato. Ma a fare da contorno, e da supporto anche economico, c’è stata la musica nei finesettimana, che Alberto dedicava ad andare a suonare nei locali.

Ho fatto un salto nel vuoto – ha ammesso, spiegando poi la volontà nel 2020, proprio prima dell’inizio della pandemia, di intraprendere la strada di grafico libero professionista, nel mondo del packaging per il vino – Ho trovato la mia strada e mi piace l’idea di aver messo ‘un’etichetta’ a questo percorso”.

Giorgio, 24enne della “Generazione Z”, lavora nel mondo della panificazione con un contratto part-time, studia “Scienze della formazione” all’Università di Udine e, alla sera, frequenta un laboratorio di pasticceria.

Un percorso sfaccettato, il suo, dall’esperienza negativa alle scuole medie fino a una vera e propria “rinascita” scolastica all’istituto alberghiero, dove ha trovato un contesto amicale favorevole e i suoi voti hanno iniziato a brillare.

Scopro di essere bravo in qualcosa – ha spiegato – Da ‘nerd’ con insufficienze alle medie, divento un secchione e rappresentante di classe alle superiori”.

Poi è arrivato il tempo della scelta del percorso post diploma: nell’indecisione, ha intrapreso la stagione lavorativa in un hotel a quattro stelle in Trentino. Tanta la soddisfazione economica, ma poca quella sociale. 

Da allora inizia un percorso a più riprese, che oscilla tra la volontà di affermarsi nel mondo della ristorazione e il desiderio di approfondire la sfera dell’educazione, vista la tanta esperienza da animatore tra grest e centri parrocchiali.

“Si inizia a usare il termine ‘adultescenti’: penso di essere la definizione calzante per questo termine”, ha confessato.

Quattro esperienze di vita così diverse, ma anche molto simili in alcuni tratti: dal percorso di scelte giovanili fatte con il supporto della famiglia, la volontà di affermarsi diversamente da ciò che il contesto socio-culturale richiede, il bisogno di soddisfare le proprie aspirazioni economiche, lavorative e personali. Il desiderio di trovare un finale soddisfacente al proprio percorso di vita e la voglia di mettersi in gioco, affrontando i vari eventi che si presentano.

Storie che hanno mostrato che le varie generazioni, per certi versi, non sono così diverse come può sembrare.

(Foto: Qdpnews.it ©️ riproduzione riservata).
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