Pandemia nel Regno Unito, la testimonianza di Nicole Maria Pezza: “Parlano di noi che torniamo come untori”

Sono rientrata dal Regno Unito il 20 dicembre. Perchè la Regione mi dice di andare a fare il tampone immediatamente mentre l’Ulss mi ha appena detto di aspettare cinque giorni? A chi do retta?”.

È stata proprio con queste parole che Nicole Maria Pezza (nella foto) ha denunciato la situazione di confusione burocratica per tutti coloro che sono dovuti tornare in Italia prima della cancellazione dei voli provenienti dal Regno Unito.

Nicole, ex studentessa del Liceo Classico Marconi di Conegliano, aveva già deciso di intraprendere un’esperienza di ragazza alla pari all’estero ben prima della maturità (ottenuta quest’anno), e la sua scelta era ricaduta sull’Australia. Poi, causa Coronavirus, si è dovuta orientare verso lidi differenti, approdando in un piccolo paese vicino a Brighton il 29 agosto 2020.

Il 20 dicembre è dovuta tornare a casa, però, per non rischiare di rimanere isolata in Inghilterra dopo i numerosi e non sempre puntuali annunci di quella che negli ultimi giorni è stata definita “variante inglese” del virus, che sarebbe meglio chiamare con il suo nome ufficiale “B.1.1.7” per evitare di fomentare atteggiamenti xenofobi nei confronti di un paese o di una intera etnia, come già capitato durante la prima ondata con il cosiddetto “virus cinese”.

Ho fatto un tampone privato a pagamento in Inghilterra che è risultato negativo prima del mio volo e, atterrata in Italia, ho chiamato tutti i numeri verdi e mandato mail a tutti gli indirizzi creati per l’emergenza. – afferma – Nessuno aveva indicazioni precise da darmi e tutti mi hanno detto che, essendo risultata negativa al tampone potevo muovermi liberamente, ovviamente nel rispetto delle norme anticontagio”.

Contattata l’Ulss, la risposta è stata quella di fare il tampone dopo cinque giorni, gratuitamente. Ma a distanza di qualche ora è comparsa un’altra mail, sempre da parte dell’Ulss, che le indicava di andare a fare il secondo tampone il prima possibile, in ottemperanza dell’ordinanza regionale, direttamente ai covid point con autodichiarazione. Tampone eseguito, con esito nuovamente negativo.

“Alla fine, per quanto le informazioni fossero contrastanti e io fossi molto confusa sui comportamenti che potevo tenere, nel giro di una giornata o poco più mi hanno detto cosa fare. – afferma – L’atteggiamento della gente di riflesso rispetto a ciò che hanno raccontato i media però mi ha ferito: ho sentito moltissime persone additare quelli che stavano tornando dal Regno Unito come untori”.

Per quanto riguarda invece la gestione della pandemia del governo Johnson, Nicole racconta come non ci sia in realtà mai stato l’obbligo di indossare le mascherine (il governo parlava di “face covering”, accettando sciarpe o altri mezzi impropri) né coprifuoco, decisioni che seguivano la teoria perseguita dal primo ministro inglese dell’immunità di gregge. Anche se questa politica sfrontata del premier ha subito un forte declino dopo che egli stesso è risultato positivo al covid19, il 27 marzo scorso.

“Johnson, nonostante sia stato votato, non è stimato nel paese, né da laburisti né da conservatori. – prosegue la giovane – La sensazione della gente è che comunque l’insolenza della sua politica si sia molto limitata dopo che il virus ha colpito anche lui. A Novembre, ad esempio, c’è stato un lockdown lungo un mese. Al termine del quale però Oxford street a Londra era gremita di gente che acquistava regali per Natale. La pandemia lì è presa con molta più leggerezza”.

Anche se condizionata dalla presenza del virus l’esperienza di Nicole è stata più che positiva, motivo per cui ora medita anche di andare a studiare in Scozia, luogo in cui le politiche scolastiche cambieranno più lievemente rispetto all’Inghilterra dopo la Brexit.

“Ciò che mi ha colpito maggiormente mentre facevo domanda per entrare nelle varie facoltà di Letteratura inglese è stata l’attenzione per la salute mentale, per lo stress post traumatico che molti ragazzi stanno vivendo in questo strano momento. – conclude – Questa cura meticolosa nei confronti della mia vita, e non solo del mio rendimento scolastico, mi dà speranza”.

(Fonte: Aurora Riponti © Qdpnews.it).
(Foto: per gentile concessione di Nicole Maria Pezza).
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