Il fallimento della Dottor Group, con la chiusura di diversi cantieri, ha colto di sorpresa ma non troppo il sindacato: “Non diciamo che ce lo aspettavamo, ma la condizione di concordato faceva presupporre il tipo di finale – osserva Gheorghe Geani Rau, della Filca Cisl -. Quando c’è un fallimento, però, è una cosa che fa male a tutti e lo possiamo dire per il rapporto sempre corretto che l’azienda ha tenuto con le organizzazioni sindacali”.
La crisi, conferma il sindacalista, parte da lontano, ancora dal 2008 quando molte aziende dell’edilizia, e tra queste la Dottor Group, non riuscivano più ad incassare i crediti, arrivando al concordato nel 2015.
Nel 2016-2017 con il concordato in continuità concesso dal tribunale era stato possibile, per quella che era un’azienda leader nei restauri di pregio e costruzioni edili, continuare e cominciare anche la grande commessa cinese: proprio ieri, a due giorni dalla dichiarazione di fallimento, c’è stata l’inaugurazione del grande complesso, l’Headquarter Jmby ad Hangzou, un lavoro da 80 milioni di euro.
“Noi eravamo sempre in contatto – spiega Geani Rau -, perché il Gruppo aveva ancora in progetto cantieri, che con il Covid si sono bloccati e sono rimasti chiusi: basti pensare a quelli di Vittorio Veneto, in Toscana, in Puglia, a Pordenone. E pensare che tutto era già con clienti stranieri pronti. Però con la pandemia si sono ritirati. Era già pronto un cantiere in Messico, per un lavoro da 17 milioni di euro, e anche questo è saltato. Dovevamo vederci da un giorno all’altro per un accordo di assunzioni proprio per questi lavori”.
Invece da un giorno all’altro è arrivata la dichiarazione di fallimento del tribunale di Treviso da parte del giudice Clarice Di Tullio e tutto ora passa in mano al curatore fallimentare, anche le sorti degli oltre 20 operai a busta paga. Pensare che con i cantieri in Cina i dipendenti del Gruppo hanno superato anche il centinaio di unità.
“Con una azienda fallita non si potranno fare lavori – ammette il sindacalista della Filca Cisl -, eravamo poco preparati a questo epilogo e in questo periodo, anche se si subodorava qualcosa, e non sappiamo il motivo per cui è stato certificato il fallimento. Da parte nostra faremo il possibile per tutelare al massimo i dipendenti, non appena il curatore ci convocherà, e per trovare una soluzione. Noi avevamo un buon rapporto con l’azienda, i rapporti erano ottimali, con grande disponibilità dei titolari a discutere e valutare insieme. Inutile nasconderlo, abbiamo un po’ tutti il magone per quanto successo, secondo noi c’erano ancora possibilità per concedere fiducia e andare avanti”.
(Fonte: Fulvio Fioretti © Qdpnews.it).
(Foto: Dottor Group).
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