È quasi anacronistica la vicenda esistenziale di Regina Marchesin Dal Cin, storica “aggiustaossa” del territorio, attiva tra Anzano e San Vendemiano. Vicenda ora raccontata all’interno del volume “Regina. Storia di una grande donna” di Simona Magagnin.
Una storia in grado di trasmettere un’atmosfera d’altri tempi, quando rivolgersi dal medico risultava spesso oneroso e fuori portata per l’economia locale e, in alternativa, si chiedeva aiuto alle “aggiustaossa”, depositarie di un sapere meno accademico, ma sicuramente efficace.
Questa vicenda è stata raccontata ieri sera, nelle sale espositive del Comune di San Vendemiano, alla presenza dell’autrice del volume. Hanno contribuito alla serata la presentatrice Paola Vacalebre ed Enzo Capitanio, voce narrante della storia di Regina.H4 – La storia di Regina
“Un respiro che è ancora tra noi, qualcosa che sfugge alla nostra razionalità”: sono le prime parole usate per descrivere il profilo di Regina, figura dell’Ottocento locale tanto amata, quanto osteggiata dalla classe medica del tempo.
Un aspetto, tuttavia, che non riuscì a scalfire la passione di Regina per la sua professione, che svolgeva in maniera “disinteressata e con immensa carità”, con un occhio di riguardo verso le persone povere e indigenti.
La donna proveniva da una famiglia residente a Cosniga (San Vendemiano), dove il padre gestiva un’osteria. La pratica della “aggiustaossa” era un tratto distintivo della famiglia materna: a soli 7 anni Regina era in grado di correggere le slogature degli animali da cortile.
A 9 si occupò di curare una slogatura che la madre si era procurata, cadendo dal calesse. Donna animata da una forte fede e dalla disponibilità verso il prossimo,Regina si occupò di “rimettere a posto un mondo fratturato”, fatto di persone provenienti da ogni dove, addirittura dall’Istria.
Più volte venne denunciata per presunti danni arrecati con le sue pratiche e per esercizio illegale dell’attività medica, ma venne sempre assolta. Con lei venne più volte coinvolta anche Caterina Gasparotto, altra “aggiustaossa” di Ceneda.Risulta evidente come la crescente notorietà di Regina (si narra che avesse addirittura raddrizzato degli zoppi) non venne apprezzata da tutto il mondo medico-accademico, che spesso la definì “una donnicciuola”.
Nel frattempo, grazie alle sapienti mani di Regina, molte persone e indigenti trovavano sollievo: di lei si dice ancora oggi che, al primo tocco, fosse in grado di comprendere dove si trovava la slogatura e, successivamente, il paziente sentiva subito una riduzione del dolore.
Il suo era “un palcoscenico che si apriva su muscoli, tendini e ossa”, guidato da una passione che scorreva imperterrita, nonostante la “guerra implacabile da parte dei medici” del tempo.
I suoi furono degli “studi di anatomia svolti sul campo”. “Nessuno seppe riprodurre la sua arte”, ma è innegabile che la storia di Regina Marchesin Dal Cin è destinata a mantenersi indelebile nel tempo.
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