A Santa Lucia di Piave, in località Ramoncello, sorge il Santuario della Madonna Immacolata (conosciuta come “Madonéta”). Qui il 28 luglio 1559 la Beata Vergine apparve alla contadina Pasqua Zuccon, sordomuta in seguito guarita, mentre era intenta a lavorare nel campo. La Beata Vergine lamentava l’imperversare del malcostume e della blasfemia, ingiungendo l’espiazione attraverso il digiuno e la santificazione delle feste.
In seguito ad avvenimenti miracolosi e a guarigioni, il vescovo di Ceneda Michele Della Torre istituì un processo per appurare l’autenticità dell’apparizione (1562), mentre il conte Rambaldo XII di Collalto, “uomo veramente illustre per valore e per bontà, religioso e cattolico”, intervenne per provvedere alle cure spirituali dei sudditi. Dopo la costruzione del primo capitello (ora incorporato nella chiesa), molte furono le offerte (tra cui i covoni di canapa), mentre la contessa Bianca Maria di Collalto dotò la nascente chiesa di un beneficio (1628). Nell’Ottocento in questa chiesa campestre, arricchita con oggetti d’oro ed ex-voto “portanti il nome del graziato e la data”, vi si celebravano Messe di legati, vespri e compiete, oltre alla commemorazione della prima domenica di agosto con Messa solenne, sermone e canto dei vesperi, che faceva accorrere molti fedeli desiderosi di essere “ammessi al bacio di una reliquia mariana” (don Attilio Gaja). Nel 1854 papa Pio IX concesse un altare privilegiato con annessa indulgenza a beneficio delle Anime del Purgatorio.
La chiesa, costituita da tre corpi di fabbrica, è di foggia settecentesca con facciata in stile neoclassico. Sopra l’altare, in fondo alla navata unica, si erge la raffigurazione del Crocifisso e l’Addolorata di Giuseppe Modolo (1972), affiancato da due affreschi del 1715 (San Pietro e San Paolo), emersi durante i restauri del 1965. Sulle lunette della volta a crociera sopra l’altare sono stati rappresentati l’Annunciazione (Bruno De Giusti), la Resurrezione (Elio Poloni) e la Natività (Giovanni Bisson). Prima del presbiterio due dipinti su tavola di Antonio Grava rappresentano Il beato Claudio Granzotto che abbandona il mondo dell’arte per dedicarsi ai poveri e Il beato Claudio Granzotto tra papa Luciani e la Vergine Maria. Sopra la porta principale si ammira del medesimo pittore l’Apparizione della Vergine a Pasqua Zuccon.
Tra i due altari sorge l’originario capitello (ritrovato dopo i restauri del 1958) con decorazioni floreali attorno alla nicchia (XVI secolo), mentre al centro occhieggia un piccolo foro ove per tradizione si ritiene spuntasse l’albero su cui apparve Maria.
L’immagine venerata, dipinta da un ignoto pittore sul modello della celebre icona bizantina Salus Populi Romani del XIII secolo, è conservata nella cappella ottagonale rivolta a sud, incastonata sulla predella dell’altare. Il volto di Maria appare “sereno, divinamente bello, dall’espressione tutta paradisiaca, con una piccola croce dorata in fronte” (A. Gaja). La pala dell’Apparizione della Madonna del Ramoncello (1951) è di Giuseppe Modolo, autore anche dell’affresco della Resurrezione di Gesù sulla volta, contornata da sequenze della Via Crucis (1952) di Bisson e Poloni. Da osservare infine la lastra tombale del conte Ferrante II di Collalto (1747) che conserva, intarsiato di marmo, lo stemma comitale interposto con l’incisione dell’epigrafe. Provengono invece dalla parrocchiale le statue in legno dell’Immacolata e di Santa Lucia di Antonio Del Favero da Ceneda.
(Autore: Giovanni Granzotto).
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