La maestra Caterina va in pensione: “I bambini sono termometri socio-economici. Insegnanti: studiate, siate curiosi, divertitevi”

La maestra Caterina Scarpis

Una giornata di festa e commozione quella di ieri venerdì 7 giugno nella comunità di Sarmede: la tanto amata maestra della Scuola Primaria del paese Caterina Scarpis, dopo 42 anni e 7 giorni, va in pensione.

“La mia carriera come maestra è iniziata nel 1985 a San Martino di Colle Umberto, le medie di Colle Umberto, Ponte della Muda e qualche breve periodo in diverse scuole nel circondario – racconta Caterina -. Nel settembre del 1988 sono arrivata a Sarmede ed è diventata la mia seconda casa, la mia vita l’ho trascorsa in questa splendida comunità e sono orgogliosa di aver insegnato ai figli dei figli”.

A partecipare ai festeggiamenti, anche l’amministrazione comunale la quale ha consegnato a Caterina una targa di riconoscimento per il grande lavoro svolto: “A nome dell’Amministrazione Comunale e di tutta la Comunità di Sarmede si è ad esprimere un sentimento di profonda gratitudine e sincera riconoscenza per il prezioso e proficuo contributo educativo oltre che umano, donato dalla sua persona in tanti anni di lodevole servizio come insegnante, agli alunni della Scuola Primaria del nostro Comune. Noi tutti la porteremo sempre nei nostri cuori“.

Perché ha scelto Sarmede?

“Ho scelto personalmente di fare la maestra a Sarmede e restare. A Rugolo ci sono arrivata quasi per caso”, spiega Caterina. “Ero vincitrice di cattedra, non solo di concorso, e quindi dovevo scegliere dove andare. Io sono originaria di San Martino di Colle Umberto e la più vicina era Rugolo, un paese che vedevo da lontano ma non ci ero mai stata. 

Mi ricordo che mio padre mi disse: ‘Forse è bene che tu vada almeno a vedere la strada’. Con la mia 126 sono andata a Rugolo e ho iniziato la mia carriera dalla prima alla quarta come maestra unica. Successivamente mi sono trasferita in questa Scuola primaria e ho iniziato i cicli, dalla prima alla quinta. Oggi insegno ai figli dei figli, le nonne mi chiedono sempre ‘Ma è ancora qua maestra?’

Con il punteggio maturato, avrei potuto trasferirmi in scuole più grandi, verso Vittorio Veneto, ma non ho mai pensato di spostarmi. Questo è un posto dove si sta bene: le persone sono genuine e sincere, se tu dai rispetto ottieni rispetto e non è così scontato in altre realtà. Ho sempre cercato di dare rispetto ed essere la più sincera possibile e mi sono sentita a casa. Facevo spesso avanti e indietro per le varie mansioni che ho ricoperto a scuola durante gli anni, San Martino e poi San Giacomo – Sarmede, ma non mi è mai pesato perché mi sentivo a casa, conosco tutti. Andare in pensione oggi è come cambiare casa affettivamente”.

Come ha vissuto questi anni come maestra della Scuola Primaria? 

“Ho visto come sono cambiate le generazioni negli anni. Ho un metro mio di misura: i regali di San Nicolò. Prima della crisi del 2008, c’erano giochi elettronici, tutti avevano la Playstation e i videogiochi più in voga del momento; dal 2008 siamo tornati a guanti, berretto, sciarpa, mandarini, quaderni e penne. Prima c’era l’abbondanza, sfasciare una Ferrari telecomandata per il gusto di farlo perché ‘tanto ne ho un’altra’. I bambini segnano il cambio generazionale e quindi il cambio economico. Quando ero a Rugolo si parlava di mandarini e castagne, cose semplici; una volta arrivata qui c’è stato il grande boom, l’ascesa e il grande crollo del 2008. 

Un termometro socio-economico, dai bambini si impara anche come cambiano i gusti. Ad esempio, negli ultimi anni, si parla poco di calcio. Fino a tre cicli fa, l’argomento clou del lunedì mattina era il calcio e ti dovevi adeguare: io tifavo Inter quindi con quelli del Milan ci prendevamo in giro. Un modo questo per mantenere un contatto umano con gli studenti. Oggi i giovani hanno altri interessi legati ad uno sport rivolto allo sviluppo di se stessi, senza grandi animosità. I bambini sono termometro della società e agli insegnati serve l’osservazione.

Questo lavoro mi ha insegnato tanto. Ho visto tante colleghe passare e quelle che hanno più anni di servizio in questa Scuola Primaria, circa una ventina, possono confermare che qui si lavora bene. Ci sono periodi negativi e positivi, antipatie e simpatie però c’è rispetto reciproco e si lavora in sinergia per un fine comune. In questa scuola si sta bene, è come una grande famiglia dove ci si telefona anche di domenica. 

Nei plessi più grandi forse potrebbe esserci qualche servizio in più ma c’è molta più confusione e meno contatto umano. Le realtà piccole sono quelle che alla fine ripagano di più, si riescono a fare tantissimi progetti perché ci si coordina, ci si impara a conoscere nel concreto e non sulle chiacchiere, c’è meno individualismo. Condividendo e mettendo insieme le forze e le risorse si ottiene molto di più. Un luogo questo che rispecchia la mia mentalità e per questo ho scelto di rimanere. 

Cosa consiglia ad un giovane che vuole intraprendere questo lavoro?

“Fondamentale l’osservazione. Si ricerca spesso l’insegnante giovane con esperienza ma se l’insegnante ha esperienza non è più giovane perché l’esperienza la si crea con gli anni, piano piano, e studiando sempre. Io mi sono laureata a 50 anni perché volevo fare anche questa esperienza. Ho sempre studiato e fatto corsi con Università diverse. Senza studio e ricerca, non c’è nulla. Bisogna avere l’umiltà di dire ‘anche oggi ho imparato qualcosa’. Studiate sempre, siate curiosi e divertitevi: l’insegnamento è un lavoro che bisogna fare con il sorriso, non con il magone”.

E adesso? Cosa farà in pensione? 

“Ho già prenotato due viaggi. Mi iscriverò poi al Circolo Vittoriese di Ricerche Storiche con cui ho già avuto modo di collaborare e all’Università degli Anziani perché hanno un programma molto interessante. Le sinapsi vanno esercitate, bisogna tenersi attivi perché la paura di perdere la testa è tanta. Mi sono mossa anche per quanto riguarda il volontariato. Cercherò di dare una mano alla comunità con quello che so fare”.

(Foto: Qdpnews.it ©️ riproduzione riservata)
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