Teatro Auditorium di Sarmede colmo di gente, nella serata di venerdì 9 settembre per incontrare e ascoltare tre grandissimi autori. Mauro Corona, Eva Ulian e Alfeo Zanette, questi gli scrittori che hanno presentato il loro ultimo libro.
“Incontro con gli autori” è un evento organizzato dalla Pro loco “Sarmede il paese delle fiabe”, un’associazione volontaria nata l’11 agosto 1982, senza scopo di lucro. A moderare l’evento è stata la presidente del Consiglio comunale di Conegliano e docente Isabella Gianelloni. Presente anche un ospite d’eccezione, Costante Biz “La poiana“, che nel corso della serata ha deliziato i presenti con una serie di fischi riconducibili ad alcuni volatili.
“Una serata importante per tutti quanti noi – afferma il sindaco di Sarmede Larry Pizzol – Sono storie diverse che raccontano momenti di vita diversi ma che ci toccano nel profondo. Spero che dopo questa serata si dia un riavvio a questi momenti culturali, che interessano molto alla nostra comunità, e anche a quei momenti che ci permettono di stare insieme”.
“A Sarmede mi lega un affetto familiare – ha aggiunto Gianelloni -. La mia bisnonna era maestra nei primi anni del ‘900 e mia nonna è nata proprio qui, quindi vengo sempre volentieri in questo paese. Il tema di questa serata è proprio la memoria che si può dividere in due parti: privata e pubblica. La memoria dei singoli può diventare un patrimonio collettivo contribuendo a costruire l’ossatura della comprensione di ciò che è accaduto, delle sue cause, conseguenze e di ciò che accade anche oggi. Siamo figli della storia, senza ciò che è accaduto prima, noi non saremmo nulla”.
Eva Ulian è una fotoreporter, insegnante, traduttrice, pittrice e scrittrice. Venerdì sera ha presentato il suo ultimo libro intitolato “Cattiverie di una mantide religiosa”.
Si tratta di un libro che racchiude la vera storia del tentativo di vincere Satana e i demoni che abitavano il Santuario di Vespina che, per salvaguardare la privacy delle persone coinvolte, deve rimanere un luogo di finzione. Nella casa accanto alla chiesa accadono cose strane: una donna muore alcolizzata, un bambino ha convulsioni, un uomo si spara. In aggiunta, Veronica, la fotografa della chiesa, avverte un odoraccio riempire la chiesa e vede l’immagine del Diavolo apparire sul volto della suora laica Narissa.
“Sono cresciuta in Inghilterra e questo libro, originariamente, era in inglese – racconta Ulian -. Il titolo è stato cambiato e quello attuale è stato ideato da mio cognato Franco Battistin, organizzatore della serata. Lui mi ha riferito di averlo pensato riferendosi alla mia persona, sono io la mantide. Questo libro parla della lotta con il diavolo, grande nemico della Chiesa e, nonostante il titolo, è solamente ‘pro Cristo'”.
Il fregonese Alfeo Zanette è laureato ed esperto in statistica, con un passato da ricercatore al fianco di Mario Draghi, ex presidente del Consiglio dei ministri. Ha ricoperto inoltre incarichi manageriali in diverse aziende leader italiane e ora si è dato alla scrittura. Il libro che ha presentato venerdì sera si intitola “Il bosco di betulle. Lettere e memorie di un soldato della ritirata di Russia”.
In questo libro si riporta a galla la memoria di Eliseo Gallo, un giovane caduto nella guerra in Russia. Tramite le sue lettere si sono ricostruite le sue tracce, la sua triste storia fino allo scontro con il nemico. “Il nostro pensiero – scrive l’autore – va quindi alla guerra, alla guerra che si accanisce sempre contro la povera gente, a una guerra spietata che lo ha strappato alla vita, in una terra lontana, a soli vent’anni”.
“Un progetto, il mio, che si divide in due parti – afferma Zanette -. Oggi la presentazione del libro, venerdì ci sarà una rappresentazione teatrale tratta dal medesimo volume. Abbiamo già fatta una prima rappresentazione teatrale e l’emozione che è stata creata era immensa, non ho mai visto tanta gente piangere per la commozione. Si rivive un passato che non bisogna assolutamente dimenticare. La guerra di Russia è rimasta ancora nelle nostre corde, è ancora una sofferenza che patiamo oggi”.
“L’opera che ho prodotto non è tanto un libro ma una memoria. Il libro si fa per leggere ma per me lo scopo è quello di lasciare un’impronta del nostro passato. Un modo per non perdere quello che eravamo, che abbiamo vissuto e soprattutto le tante sofferenze dei nostri genitori, nonni ma anche le loro speranze”.
Grande la suspence per l’arrivo di Mauro Corona, che si è fatto attendere non poco. Arrivato quando ormai gli altri due autori avevano concluso il loro dialogo, si è posizionato al centro del palco con una bottiglia di vino. Nato il 9 agosto 1950, Corona è uno scrittore, alpinista e scultore italiano, conosciuto soprattutto per il suo carattere turbolento. Venerdì sera, tra un bicchiere di vino e l’altro, ha raccontato svariati aneddoti della sua lunga vita e presentato il suo ultimo libro “Quattro stagioni per vivere”.
Un libro che racconta della storia di Osvaldo che, per sostentare la madre malata, ha bisogno di carne e parte a caccia di camosci. Si prepara a passare parecchio tempo nel freddo del bosco, quando si imbatte in un camoscio appena ucciso, e sepolto nella neve dai cacciatori. Osvaldo prende il camoscio ma i legittimi proprietari, i gemelli Legnole, vengono a sapere chi ha rubato il loro camoscio e decidono che il colpevole dovrà pagare con la morte. Inizia così per Osvaldo un anno di vita in mezzo ai boschi.
“Ho fatto il manovale, il carpentiere, ho lavorato nelle cave di marmo – racconta Corona – e poi ho deciso di avventurarmi nello scrivere. Questi libri li avevo scritti per i miei figli, per fargli capire che il papà ha avuto una vita difficile, nella miseria e non serve che ‘il tonno si tagli con un grissino’. Si andava a lavorare fin da bambini, orfani di genitori in vita, e non si buttava mai nulla. Il coraggio lo impari quando bussi ad una porta sconosciuta per chiedere se hanno qualcosa da mangiare”.
“È l’insieme di tracce comunitarie che ricostruiscono la storia – continua -. In questo libro c’è ordine e disordine insieme. La metafora presente è: quando siamo ai ferri corti con la vita, ci vengono in soccorso quelli che disprezzavamo. Io ho avuto una vita difficile con i miei genitori, li ho odiati ma adesso avrei tante cose da dirgli però non posso, questa è la mia condanna. Per questo, nel libro, ho inserito l’amicizia di lui che quando ha rischiato di perdere l’amico ha capito di volergli bene, sentiva di ‘amarlo’ ed era spaventato perché se l’avesse perso, sarebbe stato qualcosa di tragico. Non fate l’errore che ho fatto io, se avete qualcuno con cui non parlate da anni, andate lì e ditegli ‘beviamo un bicchiere'”.
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