Oltre cinquant’anni di fedele servizio alla 3B Bertazzon, l’azienda che produce attrezzature per parchi divertimento, non sono bastati a stancare le mani di Daniele Micheletto, che ogni anno allestisce a casa sua un presepe speciale, composto da una moltitudine di dettagli e meccanismi che ha realizzato in piena autonomia. Rallegrati da un piacevole jingle natalizio, è possibile vedere la sua opera in via Farra a Sernaglia, in prossimità della Trattoria Dalla Libera.
Oggi in pensione, Micheletto è ancora conosciuto in paese per la sua capacità di smontare e rimontare le cose, tanto che spesso la gente gli porta gli elettrodomestici da riparare quasi fosse un aggiusta-tutto di professione: prima di Natale, a lui piace chiudersi nel suo laboratorio e, indisturbato, scatenare la propria creatività nell’allestimento del presepe, che ogni anno presenta nuove caratteristiche. “Mi è sempre piaciuto lavorare da solo e di testa mia” racconta, mostrando le altre creazioni in legno che custodisce a casa.
Lo scorso anno anche il presepe di via Farra, che riproduceva il “Molinetto della Croda”, ha risentito della pandemia e il suo creatore non ha avuto la possibilità di mostrarlo al pubblico di amici e parenti che ormai quasi per tradizione vengono a fargli visita: per questo motivo, quest’anno Micheletto ha deciso di esporre il presepe nel suo giardino, con la speranza che chi passa per di là possa ammirarlo.
Per quest’edizione il tema, sempre diverso, è la “Sernaglia di un tempo”, con tanto di chiesa e campanile in miniatura, fontanelle e ruscelli funzionanti grazie a piccoli meccanismi, un mulino e delle piccole lanterne illuminate che rendono ancora più suggestiva l’atmosfera quando viene sera. Tra i dettagli più notevoli ci sono l’ovile e il pollaio, anch’essi costruiti dalle mani esperte di Micheletto. “Ci ho messo un po’ di fantasia ogni tanto e in uno – due annetti ecco qua: una cosetta così, per passare il tempo” ha detto, con estrema modestia.
“Qualche volta mi chiedono se io abbia fatto il falegname prima della pensione” racconta, spiegando la sua grande affezione per il suo posto di lavoro alla Bertazzon, dove passava volentieri da un reparto all’altro cercando di variare le operazioni quanto più possibile. “C’è poco da fare: a star fermo con le mani proprio non ci riesco”.
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