Salvare le api in nome di Michele De Vecchi: “L’apicoltura urbana? Una buona idea”

Il gruppo “I luoghi di Miki”

“Michele ripeteva sempre di non uccidere le api”: una serata sugli insetti impollinatori nel segno della memoria di Michele De Vecchi – sportivo, laureato in Scienze forestali e consigliere comunale di Sernaglia della Battaglia scomparso improvvisamente a 25 anni nel novembre 2021 – che gli amici del gruppo “I luoghi di Miki” da diverso tempo omaggiano con una serie di iniziative sui temi della salvaguardia dell’ambiente.

Tra queste, “Cosa accadrebbe se le api scomparissero?”, che la sera di venerdì 15 settembre ha richiamato al Centro di Educazione Ambientale di Fontigo un pubblico interessato e partecipe per la conferenza del professor Giuseppe Morosin, apicoltore e fondatore della fattoria didattica apistica “L’Alveare del Grappa”.

L’incontro è stato introdotto dal saluto della sorella di De Vecchi, Martina, e dalla visione di un video: “Grazie per i valori che ci hai lasciato” hanno scritto gli amici di Michele. Sono i valori dell’amore per la natura e della cura del territorio, che il gruppo “I luoghi di Miki” sta portando avanti con entusiasmo ed energia, nel solco del carisma dell’amico scomparso.

“Senza le api viene a mancare la vita nel pianeta – ha detto Morosin -. L’84% delle colture europee dipende dall’impollinazione degli insetti pronubi, tra cui soprattutto le api: se queste scomparissero, i nostri supermercati si svuoterebbero”.

L’intervento del professor Giuseppe Morosin, relatore della serata

Il relatore ha ripercorso caratteristiche e funzioni dell’ape, tra cui “il servizio dell’impollinazione, che assicura i migliori ortaggi”: “Le api sono al centro dell’ecosistema ambientale – ha ripetuto con forza – ma l’uomo ne sta mettendo a rischio la sopravvivenza”.

Cambiamenti climatici, riduzione della flora apistica, nutrizione insufficiente, nuovi parassiti delle api, nuove malattie e virus, monocolture e scarsa biodiversità, pesticidi, inquinamenti ambientali vari e tecniche apistiche errate”: una serie di cause “che comportano l’indebolimento del sistema immunitario dell’ape, e quindi la sindrome dello spopolamento degli alveari”.

Inoltre, le api sono degli ottimi mezzi di “bio-monitoraggio”: permettono infatti di mantenere intatta la salubrità dell’aria perché, in ogni spostamento e attività che compiono, catturano polveri inquinanti.

Ma oggi, che cosa può fare ciascuno di noi per proteggerle? “Innanzitutto, seguire dei corsi di formazione – ha detto Morosin -: per conoscerle in modo adeguato, saperle proteggere e anche allevarle. Una nuova possibilità per contrastare la loro diminuzione è quella dell’apicoltura urbana, cioè l’allevamento di questi insetti nelle città”. Una proposta che ha incuriosito i partecipanti e ha suscitato, magari, il desiderio di poterla adottare.

(Foto: Qdpnews.it © riproduzione riservata).
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