Una fase di criticità che è destinata a perdurare almeno ancora per un mese per commercianti, estetisti, parrucchieri e…tatuatori.
Un settore solitamente poco considerato dai più ma che, ultimamente sia a livello nazionale che locale, ha alzato la voce. Molti tatuatori criticano, infatti, la rigidità e la presa di posizione del Dpcm annunciato dal Governo.
Sterilizzazioni, mascherine, guanti, camici e tutte le indicazioni imposte dagli esperti per prevenire il contagio da Coronavirus sono utilizzate già di norma dagli addetti di questo settore, che lamentano di non essere presi in debita considerazione.
“La problematica più grossa che stiamo affrontando è appunto questa poca categorizzazione – afferma Lorenzo Marcon, tatuatore di Colfosco, Susegana – noi abbiamo dei requisiti igienico-sanitari pari quasi a quelli di uno studio medico già prima dell’avvenire del virus. Il fatto di essere trattato come le estetiste e i parrucchieri, senza nulla togliere a loro, non voglio fare alcuna discriminazione, è ingiusto e non lo trovo assolutamente corretto”.
“Dobbiamo affrontare un momento durissimo – continua – Le spese e i costi fissi rimangono invariati. Riaprire a giugno anzichè ora fà la differenza eccome”.
“Tenendo presente che quello del tattoo non è un settore di assoluta necessità – spiega Alessia Padoin, tatuatrice di Santa Lucia di Piave – Dico solo che non trovo giusto che noi dobbiamo aspettare fino al primo giugno quando potevamo tranquillamente aprire anche ora, avendo tutte le normative igieniche previste”.
(Fonte: Luca Collatuzzo © Qdpnews.it).
(Foto: per gentile concessione di Lorenzo Marcon).
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