“La Serenissima e le epidemie”, il libro di Pittalis ai Martedì in Villa, con il Covid si sono ripetuti gli errori del passato

Per i Martedì in Villa di Trevignano si terrà, martedì 27 aprile in diretta streaming a partire dalle 20.45, un’interessante serata con il giornalista, scrittore e ricercatore storico Edoardo Pittalis, autore del libro “La Serenissima e le epidemie”.

Pittalis spiegherà come Venezia ha affrontato nel passato il “nemico invisibile” e come, dagli errori commessi in questo passato, si sia imparato ben poco.

“Leggendo e studiando tempi così lontani – dice Edoardo Pittalis – ho immediatamente osservato come ci abbia insegnato poco. Oggi non viviamo in una situazione di pestilenza o non siamo una società che non conosce la medicina, i farmaci sconfiggono agevolmente malattie così gravi come la peste”.

“Soprattutto – aggiunge Pittalis –, alla luce di quanto è accaduto, abbiamo copiato gli stessi errori di quei tempi così lontani. Non piace a nessuno che ci raccontino come stanno le cose, soprattutto quando vanno male. Venezia reagì allo stesso modo, inizialmente, non si voleva ammettere l’esistenza della peste, tanto che prima di decidere di chiudere i commerci, la libera circolazione tra le città, si doveva avere l’unanimità dei medici chiamati a discuterne”.

I cosiddetti “negazionisti” esistevano già allora e certamente, rispetto ai nostri tempi, era diverso l’equilibrio tra scienza, fede e persino superstizioni.

“Successivamente – continua – Venezia si comportò molto bene, creando per prima un adeguato sistema sanitario, i primi ospedali e i lazzaretti, poi imitati da tutti. I sintomi della peste erano evidenti e l’unico modo per sconfiggerla fu l’isolamento. L’epidemia uccise decine di milioni di persone, tanto che Venezia promulgò in seguito nuove leggi per agevolare il riconoscimento della cittadinanza, servivano nuove braccia tra la popolazione decimata dalla peste da impiegare soprattutto nella florida attività dell’artigianato”.

Eppure, oggi come allora, non siamo stati pronti ad affrontare l’emergenza pandemica: “Il Covid – precisa Pittalis – ha colto la nostra società impreparata, ne ha evidenziato l’estrema fragilità e i limiti che non si pensava di avere. Anche l’epidemia di inizio Novecento della cosiddetta Spagnola avrebbe dovuto insegnarci qualcosa”.

“Negli Stati Uniti, all’epoca, in alcuni stati si veniva condannati se si parlava di epidemia, ma questa si diffuse poi rapidamente e anche molto facilmente in Europa attraverso la promiscuità e le condizioni igieniche in cui versavano i soldati al fronte. Venne chiamata Spagnola – aggiunge lo scrittore e ricercatore storico – in quanto se ne parlò liberamente in uno dei pochi stati europei che non fosse teatro di guerra, la Spagna appunto, e dove non vigeva la censura militare. Negli anni ’50 arrivò l’Asiatica e anche quella fece numerose vittime, la gente moriva in casa e non se ne conosce l’esatta portata, ma il vaccino fu realizzato diversi anni dopo”.

“Ora i tempi si sono enormemente velocizzati grazie a uno sforzo comune nella ricerca in tutto il mondo – conclude -. Occorre raggiungere l’immunità attraverso i vaccini, ma dobbiamo anche aspettarci dall’immediato futuro che ogni anno dovremo affrontare nuove emergenze”.


(Foto: Facebook – Edoardo Pittalis).
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