Una serie di storie che fanno rima con la ricerca di un equilibrio interiore: è questo il filo rosso che unisce i 12 racconti che fanno parte dell’ultimo libro del giornalista trevigiano Luca Pinzi.
Ma “12 storie di luce”, questo il titolo, ha anche un fine benefico e per questo motivo la presentazione è avvenuta negli spazi della nuova sede della Lilt di Treviso. Il grande salone polifunzionale a fatica ha contenuto tutti coloro che hanno voluto partecipare alla prima di questo libro.
“Stiamo parlando di una sede straordinaria che ancora non ha visto la propria inaugurazione – commenta Pinzi – ma che è ricchissima di ambulatori, di spazi per l’attività fisica e anche di una cucina. Un luogo che spero presto tutti i trevigiani possano conoscere per avere la consapevolezza di quanto Lilt, come tantissime altre associazioni, facciano per il prossimo“.
A presentare il libro il noto critico trevigiano Marco Goldin: “essere presentati da una persona come lui è un privilegio – commenta Pinzi – stiamo parlando di una persona fuori dal comune per cultura e sensibilità”.
“Questo libro è una riflessione continua, suddivisa in vari capitoli – commenta Goldin – è veramente un percorso di scrittura interiore che va centellinato pagina per pagina. Non ci si deve aspettare di leggere un romanzo o dei racconti ma sono delle riflessioni divise in più punti e devo dire che offrono tantissimi spunti e tantissimi temi sui quali riflettere”.
Ma se le storie rappresentano la prima parte del libro la seconda nasce da un persone Alfabeto Quantico dell’autore che ha preso vita grazie all’esperienza personale di Pinzi come conduttore di gruppi di scrittura autobiografica, grazie a dei corsi rivolti ad aziende e in ambiti ospedaliero.
“La storia a cui sono più legato – conclude l’autore – è quella che parla di una luce strana, quella che colpisce i ragazzi che vengono chiamati alla guerra. In questa parte ho fatto delle riflessioni pensando a quello che sta succedendo in questi anni dove proprio dei lampi di luce fanno finire la vita di tanti ragazzi. Non è una riflessione che mi piaccia parecchio, ma che mi tocca particolarmente“.
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