Addio a monsignor Lino Cusinato, aveva 90 anni. Zaia: “È stato molto più di un sacerdote”

Monsignor Lino Cusinato

Questa mattina, venerdì, proprio mentre le spoglie di San Pio X percorrevano le strade della terra natale per giungere in Cattedrale a Treviso, si è spento, all’età di novant’anni, nella casa del Clero, mons. Lino Cusinato.

“Era malato da tempo. Prete della diocesi che ha lasciato tracce indelebili nei suoi molteplici servizi e attività, in ambito pastorale, culturale, giornalistico. E’ stato direttore della Vita del popolo negli anni Ottanta, imprimendo una svolta al settimanale, che divenne una vera e propria azienda” affermano dalla Diocesi di Treviso.

Durante gli anni della sua direzione il giornale raggiunse una tiratura di 26 mila copie, fu protagonista del dibattito ecclesiale, culturale e politico in anni di grande sviluppo del territorio trevigiano, mentre già si annunciava la crisi della Democrazia Cristiana. Il giornale accompagnò una vivace stagione di Chiesa: si trattava, in quegli anni di ripensare la vita delle comunità a partire dal Concilio, e il giornale diocesano accompagnò quella stagione, che con le parole di oggi potremmo chiamare autenticamente sinodale. Fu uno dei “pionieri” della Federazione italiana settimanali cattolici (Fisc), assieme a un altro gruppo di direttori “ispirati” e “anticipatori”.

Quindi, la successiva nomina a parroco di Castelfranco e, dopo la conclusione del suo servizio, la residenza nella comunità degli Oblati diocesani, di cui è stato preposto. Autore di numerose pubblicazioni, proprio in questi giorni è uscito il suo ultimo “regalo” a san Pio X, alla Vita del popolo e ai suoi lettori: la riedizione di un breve libretto che ripercorre gli anni “trevigiani” di Giuseppe Sarto, quando il futuro Pio X prestò servizio come cancelliere vescovile, canonico e padre spirituale del Seminario.

Lino Cusinato era nato a Galliera Veneta il 24 marzo 1933. Formatosi nel Seminario trevigiano, fu ordinato prete l’8 giugno 1958. Nel settembre dello stesso anno fu nominato assistente al Collegio Vescovile Pio X; l’anno successivo cappellano a Pederobba; nel 1961 rientrò al Collegio Pio X come assistente. All’Università Cattolica del Sacro Cuore a Milano si laureò in filosofia nel 1968: da qui l’insegnamento di filosofia e storia presso il Collegio Pio X e il Seminario. Insegnò anche alcuni anni presso l’istituto magistrale Duca degli Abbruzzi.

Nel 1975 fu chiamato come educatore della comunità giovanile del Seminario nella quale rimase fino al 1979, quando, nominato vicedirettore della Vita del Popolo, venne aggregato alla comunità dei sacerdoti Oblati diocesani. Nel 1983 assunse la direzione del settimanale diocesano, “La Vita del popolo, che rinnovò e rilanciò, contribuendo alla nascita a livello nazionale della Federazione dei settimanali cattolici, la Fisc. Nel 1987 venne nominato arciprete abate del Duomo di Castelfranco Veneto, dove rimase fino alle dimissioni nel 2010. Al termine del suo servizio di parroco tornò presso la comunità degli Oblati, nella quale successivamente ha svolto anche la funzione di preposto. In questi anni si è dedicato alle ricerche storiche e a favorire ed alimentare la conoscenza e la devozione verso il beato Andrea Giacinto Longhin, soprattutto attraverso la rivista «Maestro e Padre», della quale era direttore.

Don Lino Cusinato è stato molto di più di un sacerdote conosciuto e stimato. Un prete, un uomo, un bravo giornalista che, con la sua parola, i suoi scritti, le sue azioni, ha caratterizzato, mai in modo banale, decenni di vita religiosa, sociale e anche politica di Treviso. Lascerà un segno importante nella storia della Marca trevigiana” lo ricorda il presidente della Regione Luca Zaia.

“Nel suo storico ruolo di direttore del settimanale diocesano La Vita del Popolo – continua – dimostrò grandi doti anche di giornalista, portando la testata ai suoi massimi storici negli anni ’80, quando tante cose nella società e nella politica stavano cambiando e tanta gente attendeva l’uscita del suo giornale per conoscere il pensiero suo e del mondo che rappresentava. Fu anche uomo attento al futuro, ai costumi che cambiavano, alle aspettative del popolo cristiano al quale principalmente si rivolgeva”.

“Ai suoi famigliari e a tutti quelli che lo hanno stimato e amato – conclude il presidente – rivolgo il mio pensiero e il mio cordoglio”

(Foto: Diocesi di Treviso).
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