Case chiuse, bordelli e casini (anche di guerra) nella “Marca gioiosa et amorosa”. Curiosità per il libro della storica trevigiana Valeria Favretto

Valeria Favretto
Valeria Favretto

Oltre la Cae de Oro. La prostituzione a Treviso dal Regno d’Italia alla legge Merlin” è il titolo del libro della docente e storica trevigiana Valeria Favretto presentato lo scorso giovedì 25 maggio all’Hotel Diana a Valdobbiadene.

La serata, che rientrava nella rassegna “Con la cultura non si mangia” curata dalla giornalista Adriana Rasera, ha ottenuto il patrocinio della Consulta per la Cultura di Valdobbiadene e ha coniugato l’incontro letterario con il piacere della degustazione gourmet.

Chi pensava di ascoltare solo “argomenti hot” in scenari a luci rosse è rimasto deluso, perché in realtà l’opera è il risultato di un’attenta e scrupolosa ricerca storica su un fenomeno presente da sempre anche nella “Marca gioiosa et amorosa”.

“Quando si parla delle case di tolleranza – raccontano gli organizzatori dell’evento -, spesso le correnti di pensiero sono due: una glorifica, l’altra denuncia. Da una parte le signorine ammiccanti, l’arte della seduzione, il luogo sicuro e caldo dove far flanella o lustrarsi gli occhi; dall’altra le malattie veneree, gli abusi e lo strozzinaggio che incatenava le prostitute al mestiere”.

“Il libro – continuano – è una ricerca ricca e interessante che analizza il fenomeno della prostituzione a Treviso dall’annessione al Regno d’Italia nel 1866 all’applicazione della legge Merlin nel 1958, prendendo in analisi alcuni documenti inediti fra i pochi rimasti sulle case chiuse e cercando di descrivere la professione dal punto di vista della donna che la praticava”.

Il risultato della ricerca storica, purtroppo, presenta un quadro doloroso di povertà e degrado economici e culturali.

“Nel susseguirsi incessante di regolamenti e di tentativi, spesso vani – afferma l’autrice Favretto -, di contenere il contagio sifilitico, la prostituzione trevigiana si trova a vivere un periodo rivoluzionario durante il Primo conflitto mondiale con l’istituzione dei casini di guerra. Durante il Fascismo la professione sembra vivere il suo periodo più allegro e spensierato, ma subito dopo la Seconda guerra mondiale la senatrice Lina Merlin inizia un’inchiesta che porta alla luce un quadro molto diverso e che contribuisce all’abolizione di un sistema ormai decomposto”.

Il risultato finale è un frammento di “memoria nazionale”, che passa attraverso leggi e regolamentazioni, povertà e disperazione.

La Cae de Oro

La Cae de Oro, a pochi passi dalla chiesa di San Nicolò, era il fulcro della Treviso dei bordelli e delle case chiuse, delle donne che si vendevano lì e anche lungo le mura cittadine, della prostituzione ufficiale con carabinieri a regolamentare gli ingressi e di quella clandestina.

Tutto questo almeno fino al 1958, quando si chiudono definitivamente le case di piacere e con loro un’intera epoca.

“Il libro di Favretto – concludono gli organizzatori – squarcia il velo su un argomento delicato e doloroso, perché case chiuse, bordelli, casini, o comunque si definiscano, sono una parte importante della storia d’Italia e della nostra provincia, che ha lasciato tracce profonde sia sul piano sociale, sia su quello culturale”.

Prostituzione e Tiramisù

Tra i vari approfondimenti sul tema della prostituzione in Provincia di Treviso spicca quello offerto dal Tiramisù Day sul “legame” tra le case chiuse e il dolce più conosciuto nel mondo.

“È la versione più ‘creativa’ sulla nascita del Tiramisù – spiegano dal Tiramisù Day -. Vi ricordate la pellicola di Pietro Germi, ‘Signore & Signori’, girata a Treviso nel 1965? Sono tante le avventure galanti di quella provincia godereccia, dove è nato il mito di un dolce creato in una casa di tolleranza in Calle dei Dall’Oro. Alla fine della Seconda Guerra Mondiale la tenutaria del bordello avrebbe improvvisato la golosa specialità usando ciò che aveva in dispensa: uova, caffè, zucchero, marsala e biscotti. Lo ha scritto Zenone Giuliato nel suo libro ‘Storie di Zeno’. Una bella storia, ma non ci sono le prove”.

Secondo questo e altri racconti, il famoso dolce trevigiano sarebbe servito come “rinvigorente” per i clienti delle prostitute.

Tutto questo ci porterebbe a parlare dello “Sbatudin” (Tuorlo d’uovo sbattuto con lo zucchero fino a divenire una crema spumosa), che già nell’Ottocento si preparava nella provincia di Treviso, ma questa è un’altra storia.

(Foto: Facebook – Stefano Gersich).
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