Celebrata la Giornata mondiale del malato. Il vescovo Tomasi: “Nessuno sia lasciato solo”

La messa a Santa Maria Maggiore a Treviso in occasione della Giornata del malato
La messa celebrata dal vescovo di Treviso Michele Tomasi a Santa Maria Maggiore in occasione della Giornata del malato

Ammalati, operatori sanitari e volontari si sono riuniti ieri sabato nel santuario di Santa Maria Maggiore a Treviso per la messa in presenza del vescovo diocesano Michele Tomasi in occasione della festa della Madonna di Lourdes, Giornata mondiale del malato

L’omelia di monsignor Tomasi si è rivolta in particolare a quanti “si spendono per accompagnare, sostenere, visitare e curare, ovvero medici, infermieri, operatori socio sanitari, volontari” facendo un particolare riferimento a chi vive in zone afflitte dalla guerra e dal terremoto.

“Carissimi ammalati, siete al centro del popolo di Dio: insegnateci a non trascurare nessuno – ha affermato il vescovo – chiedeteci sempre di operare per la vita e per la pace, continuate a pretendere da noi e da tutta la società che nessuno venga lasciato solo e abbandonato”.

Alla celebrazione eucaristica nel santuario della Madona Granda hanno preso parte anche operatori sanitari e volontari della Pastorale della salute, e in particolare il personale dell’Unitalsi (Unione Nazionale Italiana Trasporto Ammalati a Lourdes e Santuari Internazionali). 

L’omelia e la metafora di Gerusalemme ispirata alla profezia di Isaia

Il vescovo Tomasi ha incentrato l’omelia sulla profezia di Isaia, che dà appuntamento a Gerusalemme a tutto il popolo e a tutte le genti. Gerusalemme, “città santa, città della passione e risurrezione di Cristo, la città delle lotte e delle contese fino ai giorni nostri, ma anche la città che scenderà dal cielo, rinnovata, alla fine dei tempi”. 

Gerusalemme è anche “ogni luogo in cui facciamo esperienza delle contraddizioni della vita, della fatica dell’esistenza e contemporaneamente della pienezza del dono di vita, e della forza della risurrezione”. Questa Gerusalemme, allora, è “davanti alla grotta di Lourdes, dove tanti pellegrini, ammalati, accompagnatori, amici e fedeli si recano, è dove gli ammalati danno testimonianza di coraggio e di forza nelle prove spesso dure della vita, e dove tanti si spendono per accompagnare, sostenere, visitare e curare: medici, infermieri, operatori socio sanitari, volontari”.

“Questa Gerusalemme – ha aggiunto il presule facendo riferimento ai fatti di cronaca recente – è dove c’è aiuto solidale e generoso a chi soffre, dove non si smette di cercare vite sotto le macerie del terremoto in Turchia ed in Siria, e non ci si stanca di far prevalere la logica del soccorso, della vicinanza e della solidarietà contro quella del disinteresse e delle rivalità tra persone e popoli. Questa Gerusalemme è la ‘città della pace’, abitata da chi soffre per il male sparso a piene mani nella storia, ma non rinuncia a credere nelle risorse di pace della fraternità, dell’incontro e del dialogo”. 

Una nuova Gerusalemme che sarà “grande come la società giusta che saprà stilare bilanci di pace, che sarà capace di solidarietà e accoglienza, che si muoverà con la forza dei primi e con il passo degli ultimi”, con “il sorriso di chi infonde coraggio perché crede alla fedeltà dell’amore, e non lascerà mai da solo chi soffre o ha bisogno di aiuto, vicinanza, calore umano.

In questa Gerusalemme, in questa Lourdes, in questa Treviso torneremo ancora ad affidarci a Dio, a credere in Lui, a donarci a Lui e agli altri. Scopriremo ancora la bellezza della vita non perché sia efficiente, ma piuttosto perché custodita nella sua fragilità. Non venduta o comprata, ma donata, proprio perché accolta come dono. Non mercanteggiata, offesa, ferita e violata, ma protetta come terra santa, parte stupenda di eredità, soffio di vita eterna”.

Al termine della celebrazione, monsignor Tomasi ha pronunciato la preghiera di affidamento a Maria, davanti all’immagine della Madonna Granda, mentre tutti i fedeli tenevano in mano una candela accesa.

(Foto: Diocesi di Treviso).
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