Fare un bilancio delle attività svolte nell’ultimo anno ma anche riflettere sulla potenza delle reti d’impresa per riaffermare la leadership delle piccole e medie imprese locali, protagoniste del tessuto economico italiano. Questi gli obiettivi dell’assemblea annuale dei soci di Confapi Treviso, associazione delle piccole e medie imprese della Marca, svoltasi ieri pomeriggio, giovedì, al Double by Hilton Venice North Hotel di Mogliano Veneto.
Confapi che a livello nazionale, dal 1947, rappresenta oltre 116 mila imprese, di cui 4321 in Veneto, promuove la sinergia fra le piccole e medie realtà produttive italiane a beneficio della competitività delle aziende, offrendo strumenti concreti per affrontare le sfide del futuro in primis lo stare al passo con la digitalizzazione e la transizione ecologica.
L’assemblea, introdotta dal presidente di Confapi Treviso Luca Fraccaro, è iniziata con un minuto di silenzio per Grishaj Anila, morta sul lavoro a Pieve di Solgio, e Giulia Cecchettin. Erano presenti ieri vari rappresentanti di enti, istituzioni e stakeholder locali fra cui l’assessore alle attività produttive del Comune di Treviso Rosanna Vettoretti, il comandante provinciale dei Carabinieri di Treviso tenente colonnello Marco Turrini e l’eurodeputata Rosanna Conte: “Le piccole e medie imprese sono il cuore del nostro tessuto produttivo, tuttavia queste realtà non sono ancora tenute nella giusta considerazione a livello europeo, dove l’attenzione si focalizza sempre sulle multinazionali – ha sottolineato Conte – Anche in sinergia con il presidente nazionale di Confapi Cristian Camisa, intendo farmi portavoce delle istanze delle PMI in Europa”.
La prima parte dell’assemblea, moderata dal giornalista Luigi Bacialli, ha ospitato la tavola Rotonda sul tema della “Rete d’impresa” mettendo in luce i vantaggi delle sinergie fra le piccole e medie aziende del territorio con il direttore generale di Federmanager Marco Cardoni, il direttore di Federmanager Academy Federico Mioni, Giancarlo Taglia, manager della rete “Il Buongusto Italiano” e con il presidente Luca Fraccaro intervenuto in veste di titolare dell’azienda dolciaria Fraccaro Spumadoro di Castelfranco Veneto.
La figura del manager di rete
Il convegno ha posto un focus particolare sull’importanza del manager di rete, una figura specializzata con competenze trasversali. “Il successo di una rete d’impresa è imprescindibile da una figura esterna che guidi nella cooperazione fra le aziende per vincere le sfide del mercato, spalancare le porte dell’innovazione e dei mercati esteri in un momento di rapidissimo sviluppo tecnologico, basti pensare all’impatto dell’Intelligenza artificiale – ha commentato Cardoni – Di fronte a queste sfide la dimensione aziendale può essere un limite, ma non se si appartiene ad una rete”.
Mioni: “Ancora scetticismo sul fare rete, l’antidoto è la formazione”
Come evidenziato da Federico Mioni, direttore di Federmanager Academy (realtà con 55 sedi in Italia) ragionare secondo la logica della rete incontra ancora lo scetticismo di molti imprenditori, espressione di una cultura manageriale che può sì aver funzionato fino ad oggi, ma che non è più all’altezza della complessità del momento e delle nuove sfide che presenta il futuro.
“L’export italiano si è attestato a 508 miliardi nel 2021 trainato dalle PMI – ha spiegato il relatore – e ora si guarda ai 700 miliardi. Per mantenere questa tendenza serve un cambio di paradigma a livello manageriale, da qui l’importanza della formazione. Molte PMI ragionano ancora in senso opposto rispetto alla rete d’impresa, meno in Veneto a dire la verità, ma in molte altre regioni italiane vale la regola ‘squadra che vince non si cambia’. Le regole del campionato però sono cambiate e ci sono nuovi player (in primis la Cina) che sono scesi in campo. Gelosie e rivalità frenano la creazione di reti, a cui si aggiunge quella che chiamo ‘sindrome del nanismo’ – ‘ho conquistato una nicchia e me la tengo stretta’ – che è ancora radicata. Manca il coraggio di misurarsi con il nuovo che avanza, rappresentato dalle nuove tecnologie, ma, banalmente, facendo un passo indietro, ancora si pecca nella conoscenza dell’inglese: imparare una lingua è come tornare a scuola, si viene sottoposti al giudizio altrui, ci si mette in discussione e questo spaventa”.
Educare i manager ad avere visione
Come sottolineato infine da Mioni “In Italia iniziano a scarseggiare i manager, e il nostro paese non se lo può permettere. Anche qui una formazione seria, vissuta e profonda, non affrontata negli scampoli di tempo, fa la differenza. All’Academy, infatti, non facciamo ‘training’ ma ‘educazione’, non diamo soluzioni come in molti affetti dalla ‘sindrome della ricetta’ vorrebbero: diamo nuove chiavi di lettura, alleniamo a nuovi modi di pensare anticipando i tempi, coniugando concretezza e visione”.
L’esempio virtuoso della rete del Buongusto italiano
Rete d’impresa nata nel 2012 in Veneto, “Buongusto italiano” oggi unisce 57 aziende d’eccellenza del settore agroalimentare e negli ultimi dieci anni ha vissuto una crescita costante proponendosi come esempio virtuoso della potenza della rete. “Opportunità di internazionalizzazione e di presenza nella GDO e alle grandi fiere del settore, servizi di incoming dei buyer stranieri, partnership con 12 università, la creazione di linee artigianali del Buongusto, la possibilità di fare dei groupage per la logistica e acquisti comuni con contratti centralizzati come rete”. Questi sono alcuni dei benefici che le aziende del ‘Buongusto italiano’ hanno ottenuto nel mettersi in rete, elencati dal manager Giancarlo Taglia: “Si tratta di opportunità solitamente precluse ad imprese di piccole dimensioni ma di cui si può beneficiare quando si decide di lavorare in squadra”.
Alla rete delle eccellenze agroalimentari italiane appartiene anche Fraccaro spumadoro. “Prima di conoscere Giancarlo Taglia – ha commentato il presidente di Confapi Treviso – ho vissuto altre esperienze di rete fra aziende alimentari che non hanno prodotto i risultati sperati. Al contrario, come sottolineato da Giancarlo, il successo di una rete sta nella presenza di un manager. Come imprenditori siamo assorbiti dalla quotidianità: è essenziale dunque dotarsi di una figura esterna competente e visionaria che sappia tenere assieme le aziende sulla base di una progettualità comune”.
Il direttore nazionale di Confapi Andrea Paparo: “Anche alla rete serve un business plan”
“Ma non solo – sottolinea il presidente – conta anche come il singolo imprenditore si approccia alla rete d’impresa: ci vuole la voglia di condividere, la predisposizione a dare per ricevere. Se si ragiona solo per vantaggio personale lo spirito di squadra viene a mancare. Al contrario le opportunità di crescita si moltiplicano: ci si scambiando esperienze, talvolta i clienti, si creano prodotti in co-branding con risultati positivi comprovati. Non ultimo si creano delle relazioni umane arricchenti e durature che fanno sentire meno soli nell’affrontare un periodo di transizione complesso come quello che stiamo vivendo”.
Sull’importanza di un giusto approccio alla rete si è focalizzato anche il direttore nazionale Confapi Andrea Paparo. “Conta il ‘come’ si fa rete: la sinergia non deve diventare uno strumento fine a se stesso, una sorta di ‘moda del momento’ – ha commentato il direttore nell’intervento conclusivo del convegno – Bisogna approcciarsi alla rete con un business model e affidarsi al manager di rete. Non si fa rete per ‘prendere finanziamenti pubblici’: non è lo spirito giusto. Il presupposto è andare oltre l’individualismo e farlo dopo un’analisi e con una progettualità precisa”.
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