Pane, pasta, carni, salumi, formaggi, verdure, ortaggi, frutta e, soprattutto, dolci e vini, distillati e bevande, tutti prodotti dell’immenso “giacimento” della food economy trevigiana che, in particolare sotto le festività di Natale, registra sostanziose crescite di produzioni e vendite.
Un settore, quello dell’agroalimentare, che nella provincia trevigiana conta 1.173 imprese artigiane (in Veneto se ne contano 6.576) che danno lavoro a 2.556 addetti (13.102 in Regione. Numeri che la collocano nel gradino più alto del podio tra le province venete. Il numero degli addetti in forza nelle imprese artigiane rappresenta il 28,7% del totale dei lavoratori impiegati nel settore).
L’offerta enogastronomica veneta si compone di 36 prodotti Dop, Igp e Stg, ben 374 “tradizionali”, e una capacità export regionale di circa 6 miliardi di euro, alla quale concorre significativamnente Treviso (1.248 milioni di euro).
“I nostri maestri del gusto impiegano per la prepazione dei loro prodotti materie prime locali e seguono modalità e metodi di lavorazione che confermano il legame con il territorio – commenta Vendemiano Sartor, presidente di Confartigianato Imprese Marca Trevigiana – la genuinità dello loro specialità fa bene alla salute, alimenta l’economia e mantiene alta la bandiera del food di Marca nel mondo. Per questo, i prodotti e le imprese che preservano e valorizzano la nostra tradizione alimentare, informata alla qualità e all’artigianalità della lavorazione, vanno sostenuti e promossi”.
Le festività legate al Natale modificano notevolmente le abitudini di spesa dei consumatori.
Confartigianato stima una spesa delle famiglie trevigiane in prodotti alimentari e bevande di 198 milioni di euro, più alta di 32 milioni rispetto al consumo medio mensile. Inoltre, considerato come nella nostra provincia una fetta consistente della spesa alimentare sia intercettabile dalle imprese artigiane, si prevede che a Treviso si spenderanno circa 88 milioni di euro per prodotti da forno, salumi, latticini, formaggi, olio di oliva, dolci, gelati, condimenti e alcolici prodotti da artigiani.
“Il miliardo e 200 milioni di giro d’affari e l’export in continua crescita – continua Sartor – attestano la qualità delle nostre produzioni alimentari, un patrimonio di bontà, varietà e tradizione. Ne siamo orgogliosi e il nostro obiettivo è tutelare chi lo realizza. La nostra azione ha ovviamente delle ricadute sulle nostre comunità perché agiamo a tutela della salute, per rendere ulteriormente attrattivo il nostro territorio offrendo opportunità di lavoro”.
Sono 1.173 le imprese artigiane che operano in Treviso nel 2019 nella produzione di bevande e prodotti alimentari, in lieve calo rispetto allo scorso anno (- 1,8% equivalenti a 21 imprese in meno).
Confartigianato Imprese Marca Trevigiana è in prima fila contro il “fake food”. Una “rapina”, a livello nazionale, da 7 milioni di euro l’ora e da 60 miliardi di euro l’anno, di centinaia di milioni di euro solo in Veneto.
Si tratta di un vero e proprio “scippo” ai danni del settore, un assalto indiscriminato e senza tregua, dove la criminalità organizzata fa veri affari.
I consumatori vengono truffati, i piccoli imprenditori e gli agricoltori dell’agroalimentare derubati: a questo si aggiunge il fatto che ogni anno entrano nel nostro Paese prodotti alimentari “clandestini” e “pericolosi” per oltre 2 miliardi di euro. Poco meno del 5 per cento della produzione agricola nazionale.
(Fonte: Confartigianato).
(Foto: web).
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