Nonostante l’epidemia, le chiusure, le operazioni posticipate e ritardate a seguito della necessità di spostare gli operatori sui reparti Covid, la chirurgia trevigiana sta recuperando sulla tabella di marcia e negli ultimi due mesi ha effettuato il 40% di interventi in più rispetto a quanti ne erano stati fatti nello stesso periodo dell’anno scorso.
Fra il primo dicembre 2020 e il 23 gennaio 2021 nell’Usl 2 erano stati effettuati 4.756 interventi: nello stesso arco temporale, sono arrivati a 6.688 (con esclusione di oculistica e day surgery).
Anche i chirurghi sono stati in prima linea nella pandemia, collaborano con i centri vaccinali e vengono spesso assegnati al pronto soccorso, a sostegno dei colleghi. Inoltre, l’impiego degli anestesisti e rianimatori nei reparti Covid (ne mancano 28 nella Marca) ha costretto a spostare di qualche mese alcune operazioni.
Attualmente sono 932 le operazioni “galleggianti”, posticipate dai primari dei reparti (sulla base di emergenze, urgenze e priorità); saranno recuperate entro pochi mesi, assicura l’Ulss. Mancano invece 16 mila prestazioni specialistiche, ritardate a causa della riorganizzazione pandemica.
È una situazione complessa della quale hanno parlato, ieri, quattro chirurghi di reparti d’eccellenza dell’azienda sanitaria. Claudio Melchior, primario di ortopedia a Conegliano: Silvio Demitri, primario di ortopedia e traumatologia a Treviso; Marco Massani, primario di chirurgia 1 a Treviso; Andy Bertolin, primario di Otorinolaringoiatria a Vittorio Veneto. Quattro professionisti in trincea per due anni perché non di solo Covid si sono occupati i reparti.
Anche per loro il virus ha comportato alcune riorganizzazioni: i pazienti che si scoprono positivi all’accesso in ospedale, infatti, vengono inseriti in un percorso diverso, isolati dal resto dei pazienti per poter curare in sicurezza le patologie urgenti.
“La prima ondata Covid aveva generato grande sofferenza, soprattutto con le liste d’attesa, mancavano anestesisti e l’epidemia aveva avuto notevole impatto – spiega Demitri – ma abbiamo recuperato bene nel 2021. Da agosto il volume dell’attività è aumentato recuperando il 20% delle liste d’attesa“.
“Abbiamo dovuto posticipare alcuni interventi ma sempre con la massima attenzione e priorità per i pazienti neoplastici – riflette Massani -. Abbiamo differito solo i pazienti che potevano attendere trenta giorni”.
“La traumatologia è sempre stata garantita, così come le urgenze – sottolinea Melchior -, le nostre sale operatorie lavorano 12 ore al giorno, anche il sabato e la domenica“.
“Prima di natale abbiamo trasferito l’Orl a Conegliano ma torneremo a Vittorio Veneto a breve – conclude Bertolini -. Il settimo piano è stato totalmente rinnovato con una sempre maggiore attenzione al benessere del paziente“.
La situazione Covid è stabile negli ospedali trevigiani, con un leggero calo che, si auspica, possa diventare un trend. I ricoveri sono complessivamente 289 (scesi sotto quota trecento dopo oltre un mese), 23 persone sono in terapia intensiva.
Il direttore generale Francesco Benazzi invita i trevigiani a rispondere alla campagna vaccinale: in particolare, facendo un appello alle famiglie dei bambini fra i 5 e gli 11 anni, da poco inseriti.
“Le prenotazioni stanno calando, abbiamo solo 549 iscrizioni in questa fascia d’età – spiega -. Fino ad ora abbiamo coperto il 45,5% della fascia, non è ancora abbastanza elevato. Dobbiamo crescere. Inoltre il 31% delle nuove positività riguarda proprio ragazzi in età scolare”.
I dati, suddivisi fra la popolazione vaccinata e non vaccinata, dimostrano che la protezione dal Covid funziona: “Chi non è vaccinato si contagia tre volte di più, ha un rischio di 7 volte maggiore di essere ricoverato e di 15 volte maggiore di finire in terapia intensiva“.
Altro dato significativo: sono 366 i residenti delle case di riposo trevigiane positivi al Covid in questo momento; sono tutti vaccinati con terza dose, nessuno di loro è in ospedale, sono per lo più asintomatci e in via di guarigione. “I vaccini e i booster funzionano” chiude Benazzi.
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