Cultura letteraria e storica nella Treviso settecentesca

Il Settecento viene frequentemente denominato il secolo dei lumi per la ben nota corrente politica, culturale e filosofica dell’Illuminismo. L’esaltazione della ragione umana e dell’amore per la conoscenza, che vide nella Francia il suo apogeo, non mancò di arrivare in Italia. Il rinnovato interesse per la storiografia si fece sentire anche nel Trevigiano, come prova il fatto che nel 1744 ebbe successo la nuova edizione della Istoria di Trivigi (1591) di Giovanni Bonifacio (1547-1635), con “aggiornamenti” fino al 1623. Certo la sua Istoria era stata molto apprezzata dal popolo trevigiano e senz’altro ben conosciuta anche prima della riedizione settecentesca.

Prima di parlare della Serenissima, occorre far presente com’era strutturato il pensiero oltre i suoi domini. In Inghilterra fece scuola scientifica e filosofica Isaac Newton (1642-1727), mentre in Francia dalla metà del XVIII secolo uscì la prima edizione della Encyclopédie, diretta da Denis Diderot (1713-1784) e Jean Baptiste Le Rond d’Alembert (1717-1783). In Italia, le città illuministe principali furono Napoli e Milano: se nella città partenopea abbiamo nomi come Pietro Giannone (1676-1748) o l’economista Antonio Genovesi (1712-1769), a Milano sono tutt’oggi rinomati i fratelli Alessandro (1741-1816) e Pietro Verri (1728-1797) con la loro rivista Il Caffè, assieme a Cesare Beccaria (1738-1794) e il suo Dei delitti e delle pene (1764).Cultura letteraria e storica nella Treviso settecentesca

Nello Stato veneto sorsero nuove cattedre come quella di nautica e la prima di agricoltura (a Padova nel 1765) e nacquero nuovi giornali. Diversamente dai pensatori francesi, che ostentavano se non ateismo un forte deismo, la religione cristiana cattolica rimase un importante punto di riferimento, tanto che furono molti coloro che furono istruiti dai Gesuiti o intrapresero la strada del sacerdozio.

Anche nel suo status di città periferica, a Treviso fiorì un gruppo intellettuale che può essere considerato un’intellighenzia a tutti gli effetti. Si ebbe a che fare con delle personalità molto colte, malgrado ai nostri giorni siano poco nominate perché cadute nel dimenticatoio, sopravvivendo solo nei nomi delle vie cittadine o di istituti scolastici. Oltre alle due biblioteche istituite nel XVIII secolo (l’attuale Comunale e quella del Seminario), nel 1751 fu creata una colonia arcadica, che tra i suoi membri ebbe la poetessa Angela Veronese (1778-1847), che conobbe Ugo Foscolo a Villa Spineda; solo in tempi recenti sono state riscoperte la sua vita ed opere. Insieme all’Accademia dei Solleciti (futuro Ateneo Trevigiano) nata già nel XVI secolo e riattivata da Rambaldo degli Azzoni, fu costituita la Georgica Società di Trivigi, grazie al decreto ducale del 12 settembre 1768 che incentivava la fondazione di associazioni di studiosi.

Jacopo Riccati (1676-1754) può rientrare tra le personalità trevigiane di spessore del secolo, capace di trasmettere a tre dei suoi numerosi figli l’amore per la conoscenza. Consapevole che non valesse la pena rovesciare con rivoluzioni militari il governo della Serenissima o tantomeno istigare inutili proteste per il rinnovamento, Riccati comprese che l’istruzione era il modo migliore per far conoscere ed ereditare la nuova cultura illuministica e filosofica. Così, nel Trevigiano e nel resto del dominio veneziano, la sfera della popolazione che fu reattiva ai tempi nuovi, fu quella degli aristocratici. Queste persone di ceto nobile furono in stretto contatto con i suoi simili, conoscendosi personalmente e/o comunicando con un fitto carteggio epistolare in grado di valicare i confini della Serenissima e talvolta dell’Italia. Quella del Riccati fu un’approfondita ricerca nelle discipline matematiche ed algebriche, ma sempre e comunque funzionali e derivate dall’osservazione diretta di certi fenomeni, che assunsero grande valore assieme alla formulazione di ipotesi in grado di spiegarli.

(Testo e foto: Davide De Cia).
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