“Decisione inaccettabile dopo due anni di Dad”: gli studenti di 12 scuole in piazza a Treviso contro il ripristino della prima e seconda prova all’esame di maturità

La protesta studentesca ha come bersaglio la decisione ministeriale, dell’ultima ora, di ripristinare la prima e la seconda prova della maturità. Ma alle spalle della mobilitazione nazionale, che nella mattinata di venerdì 4 febbraio in Piazza Borsa ha visto convergere gli studenti di 12 istituti superiori delle province di Treviso e di Venezia, c’è il disagio, il malessere e la sfiducia nei confronti delle istituzioni degli adolescenti che hanno vissuto per due anni chiusi in casa, attaccati ad un computer per seguire la didattica a distanza.

Ora devono affrontare l’esame finale con molte incertezze sul loro livello di preparazione, minato dal fatto che sarà una corsa contro il tempo per recuperare quattro mesi di programmi scolastici non completati o, in alcuni casi, ancora da iniziare.

Lo sciopero ha coinvolto i maturandi dell’anno scolastico 2021/2022, ma in Piazza Borsa  (tra l’altro non gremitissima, un centinaio i manifestanti) sono arrivati anche studenti e studentesse del quarto anno, perché la struttura dell’esame di maturità al tempo della pandemia, prima o poi, riguarda tutti. “Il problema è che ci stanno imponendo una corsa per tornare alla normalità, quando invece i presupposti non ci sono. Il nostro sciopero è contro le tempistiche del ministero, il modo con cui ci hanno comunicato le cose all’ultimo momento, mentre fino a pochi giorni prima arrivavano notizie diverse“, dice Davide Gasparello, che coordina la Rete degli studenti medi di Treviso promotrice della mobilitazione insieme alla Rete studenti Veneto.

In piazza hanno preso la parola i rappresentanti d’istituto delle 12 scuole superiori coinvolte, tra cui il Liceo classico Canova, lo scientifico Da Vinci, il turistico Mazzotti, l’alberghiero Alberini, il Liceo Berto di Mogliano, il Levi e il Veronese di Montebelluna. Per i maturandi è inaccettabile la decisione del ministero di riportare l’esame di Stato al periodo pre Covid-19. “Come se non avessimo passato gli ultimi due anni in pandemia, come se non avessimo dovuto affrontare enormi e repentini cambiamenti, come se mesi e mesi di Dad, Ddi e classi al 50% non contassero nulla“, dice la Rete studenti medi, “Il ministero torna alla maturità che si svolgeva prima non solo reintroducendo la prima prova, ma addirittura chiedendo di svolgere anche la seconda sulle materie di indirizzo.

Non si può non tenere conto del carico di stress, ansia e disagio che abbiamo provato in questi due anni. Non si può fare finta che per due anni non abbiamo vissuto e continuiamo a non vivere una scuola e degli insegnamenti minimamente paragonabili. Non è possibile che la foga di questo sistema di valutarci, di incasellarci, di sbarrarci la strada, invece di accompagnarci, ricada ogni volta sugli studenti”. Negli interventi al microfono i rappresentanti degli studenti hanno rilevato come sia un periodo davvero difficile a livello scolastico e non solo: “Abbiamo fatto un triennio quasi tutto in Dad, la soglia della concentrazione è calata, alcuni hanno avuto problemi di sanità mentale, si fa fatica a relazionarsi. Siamo qui a farci sentire anche se il palazzo è troppo distante dalle nostre classi“.

Altri hanno sottolineato che molti maturandi non hanno aderito allo sciopero per paura di conseguenze a livello scolastico e che molte classi sono in difficoltà per la scelta dei docenti di procrastinare la preparazione all’esame di maturità. “Mi piaceva l’idea di portare una tesina, come hanno fatto per la maturità dello scorso anno, perché è una prova che richiede la capacità di pensare con la nostra testa e non di dover fare la solita versione di latino, che già facciamo da cinque anni”, dice Leonardo Follador del classico “Levi” di Montebelluna, “Ci resta l’amaro in bocca. Io penso che al ministero siano tutti lunatici, con zero rispetto nei nostri confronti che restiamo inascoltati”.

“Gli immaturi siete voi” è l’accusa rivolta agli “adulti” del governo e della pubblica istruzione dalla Rete degli studenti medi. Non le manda a dire nemmeno Sara, una liceale trevigiana del quinto anno: “L’Italia è uno Stato vecchio, da cui viene voglia di scappare quanto prima. Noi giovani siamo numeri e pedine. Però dobbiamo lottare per quello in cui crediamo. Stare zitti è ciò che ci ha sempre fregati, ci schiacciano come formiche. Una scelta l’ho fatta ed è che in questo Stato non voglio più vivere“.

(Foto: Qdpnews.it © riproduzione riservata).
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