Giorgio Polegato, presidente Coldiretti Treviso e patron di Astoria, ha voluto sottolineare le difficoltà incontrate dal mondo della viticoltura dopo la chiusura del canale Horeca a causa dell’emergenza Coronavirus (Il canale Ho.Re.Ca è rappresentato da chi somministra gli alimenti e le bevande).
La decisione del governo di riaprire bar e ristoranti il primo giugno rischia di peggiorare ulteriormente una situazione già molto delicata, che potrà assumere delle sfumature ancora più preoccupanti per chi non si può permettere di non lavorare per un altro mese.
“Diciamo che tutto il settore vitivinicolo – spiega Polegato – non ha mai chiuso perché, essendo un settore alimentare, ci hanno dato la possibilità di continuare il nostro percorso. Nei vigneti la natura va avanti e la stagione è regolare: perciò dobbiamo assolutamente salvaguardare quella che sarà la produzione 2020. Per quanto riguarda la commercializzazione del Prosecco in particolare, perché chiaramente non solo nel territorio del Conegliano Valdobbiadene ma in tutta quella che è l’area del Piave il Prosecco la fa da padrone, la situazione soffre il fatto che, come ben sappiamo, il canale Horeca è chiuso e molte aziende del territorio si appoggiavano nelle vendite al bar, al ristorante, all’albergo o comunque al flusso turistico che quest’area portava e che era anche molto in crescita”.
“Non è un momento facile – prosegue il patron di Astoria -, anche se le aziende si sono attrezzate a fare il delivery, con le consegne anche a domicilio, è chiaro che non possono compensare la mancanza di fatturato da metà marzo più o meno. Speravamo che dal 18 maggio si potesse ritornare a lavorare. Non dico ai ritmi normali com’era prima, ma almeno i ristoratori, i bar e gli agriturismi stessi, aprendo le attività, potevano darci almeno un po’ più di speranza. Però è chiaro che non è stato così e dovremo aspettare il primo di giugno e le aziende sono pronte per ritornare a fare il nostro lavoro: produrre qualità e dare ai consumatori questa bollicina che sta avendo ed ha avuto negli ultimi anni il successo straordinario che ben sappiamo”.
“Sinceramente – continua Giorgio Polegato – è stata una delusione: ci aspettavamo che il 18 maggio fosse la data indicata per ripartire, non abbiamo capito perché dobbiamo aspettare altre due settimane in più. Immagino che tutti gli operatori e gli esercenti pubblici non stiano vivendo un momento facile: anzi, con tutti i costi che hanno da sostenere con gli ambienti chiusi, speravano in una riapertura più celere e più veloce. Io mi auguro che, nel frattempo, qualcuno pensi a questa categoria importante che abbiamo in Italia, con tanti bravi operatori che vivono di un lavoro difficile di grandi sacrifici per tutti coloro che sono a contatto con il pubblico nei bar e nei ristoranti”.
“Mi auguro si possa anticipare l’apertura – aggiunge – perché, come è giusto che sia, se ci saranno tutte le prescrizioni del caso per avere la massima garanzia e sicurezza dal punto di vista sanitario, non credo che la settimana in più o in meno in questo senso possa portare chissà quali vantaggi. Avrebbe invece dato una mano a tutti i locali che sono chiusi e che oggi sono in grave difficoltà perché, ripeto, anche qui il delivery non basta a sostenere i costi che tutti sappiamo essere importanti. Ci vorrà un rilancio e bisognerà investire in comunicazione quando ci daranno la possibilità di ricevere e di accogliere i tanti turisti stranieri che avevamo fino a qualche mese fa”.
“Questo periodo – continua Polegato – sarebbe la stagione più importante perché in primavera-estate ci sono tanti eventi e comunque anche per il fatto che tanti europei e turisti stranieri in generale vengono dalle nostre parti anche per fare la vacanza. Purtroppo, immagino che tutto questo non succederà perché le cose credo andranno un po’ per le lunghe: mi auguro che, quando ci saranno le riaperture, ci siano messaggi positivi, messaggi dove l’invito sia quello di venirci a trovare e riprendere un po’ quel rapporto che si era instaurato con tanti interessati enoturisti che sul territorio erano sempre più numerosi”.
“Poi – conclude – il fatto stesso che ci troviamo nel territorio Patrimonio dell’Unesco avrebbe sicuramente dato il la per cercare ulteriori numeri a livello turistico. Si calcolava di arrivare solo per il primo anno a raggiungere le sei-settecento mila presenze sul territorio. Perciò, ripeto, è chiaro che tutti sanno dove siamo e cosa facciamo, però dovremo comunicarlo in maniera importante perché ci sia un ritorno a un enoturismo di qualità”.
(Fonte: Andrea Berton © Qdpnews.it).
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