Tre amici in un garage con un’idea vincente: quella di Telebit fa venire in mente la storia di certe società multimilionarie nate nella Silicon Valley. E invece siamo a Dosson di Casier, dove si trova il quartier generale del gruppo che opera come system integrator nei settori delle telecomunicazioni, dell’ict e dell’impiantistica tecnologica.
Fondata oltre trent’anni fa, oggi Telebit è in mano alla seconda generazione e nell’ultimo anno ha registrato un fatturato che sfiora i 220 milioni di euro.
Nata ai tempi in cui c’era ancora la SIP, l’azienda ha saputo cavalcare l’onda della diffusione della rete mobile e più di recente l’introduzione del nuovo modello di reti in fibra ottica e in generale della digitalizzazione che riguarda in modo trasversale tutti i settori.
“In Italia non siamo messi male – commenta Giacomo Quarta, amministratore delegato di Telebit – . Per quanto riguarda le reti in fibra ottica stiamo colmando il gap rispetto ad altri paesi europei, ma c’è ancora molta strada da fare per far sì che diventi capillare su tutto il territorio italiano. Il fronte sul quale stiamo concentrando maggiormente le ricerche è la rete 5G, che se diffusa in modo uniforme può aiutare il nostro paese a compiere un importante salto tecnologico. Ad esempio – prosegue Giacomo Quarta – ci consentirà di sfruttare una serie di servizi che le tecnologie fino ad oggi non permettevano di usufruire. La rete 5G rete si distingue per l’assenza del ritardo fra l’invio e la ricezione del segnale; questo apre molteplici possibilità allo sviluppo della guida autonoma, ad esempio, e in campo medico ad operazioni chirurgiche che potranno essere effettuate da un robot che riceve il segnale dall’altra parte del mondo. Ora ci stiamo focalizzando molto sulla distribuzione delle infrastrutture per la telefonia mobile e delle reti in fibra ottica: una sfrutta la tecnologia dell’altra e dunque è fondamentale che il loro sviluppo vada di pari passo”.
Un altro fronte sul quale Telebit sta concentrando competenze e risorse riguarda la realizzazione di data center. “La ‘cloudificazione’ richiede sempre maggiore supporto di infrastrutture in cui raccogliere informazioni proseguendo così nel percorso della virtualizzazione di certi servizi oggi gestiti in house all’interno delle aziende”.
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