Gioco d’azzardo patologico, ora i trevigiani sono più a rischio. L’appello ai sindaci per adottare misure più restrittive

Contrastare il gioco d’azzardo patologico si può e ora i Comuni hanno un incentivo in più per mettere a terra azioni concrete di salvaguardia dei propri cittadini più fragili.

“È il momento di accendere di nuovo l’attenzione sulle ludopatie – afferma Mariarosa Barazza, presidente dell’Associazione Comuni della Marca Trevigiana – Oggi il nostro territorio è più fragile perché le ferite inferte al corpo sociale dalla crisi pandemica, con l’aumento dell’ansia, della depressione, della rabbia, del disadattamento, rischiano di spingere le persone più in difficoltà a cercare cura del disagio in comportamenti patologici come il gioco d’azzardo. Serve pertanto rialzare la vigilanza sul fenomeno e mettere in campo azioni concrete secondo le proprie competenze. I sindaci possono fare molto“.

Il lungo periodo pandemico ha dimostrato che, chiusi i punti gioco per le restrizioni anticontagio, l’azzardo è drasticamente diminuito. Non era scontato, come ha detto il dott. Marcello Mazzo, direttore del Dipartimento per le Dipendenze dell’Ulss 2 Marca Trevigiana, questa mattina nell’ambito del convegno “Gioco d’azzardo. Dimensioni del fenomeno e possibili azioni di contrasto” promosso dall’Associazione Comuni della Marca Trevigiana.

Si pensava che, con la chiusura dei punti giochi sul territorio, i giocatori si sarebbero riversati massicciamente on line, ma così non è stato. A passare dal gioco reale a quello virtuale è stata solo una percentuale bassissima di utenti. E anche il gioco online, durante il lockdown, è calato.

In assenza, al momento, di dati regionali e locali, sono i numeri di una recente ricerca dell’Istituto nazionale di Sanità, effettuata in collaborazione con altre istituzioni scientifiche, a evidenziare la tendenza: la pratica del gioco d’azzardo, dal 16,3% del periodo prepandemico, è scesa durante il periodo di lockdown al 9,7% per poi risalire al 18% nel periodo di restrizioni parziali.

A conferma dei dati nazionali, gli accessi dei giocatori patologici ai SerD della Marca Trevigiana sono diminuiti di quasi un centinaio di unità nel 2020, rispetto al 2019 e agli anni precedenti: 234, è il dato assoluto, contro i 312 del 2019, ai 354 del 2018, ai 342 del 2017, etc.

Il Gruppo lavoro Ludopatia dell’Associazione Comuni, insieme al gruppo Attività produttive coordinato dall’arch. Gianluca Vendrame, ha prodotto un vademecum sulle sanzioni applicabili, facendo chiarezza nel ginepraio che nel tempo si è creato per la sovrapposizione normativa nazionale, regionale, locale.

“Le sanzioni sono uno strumento eccezionale in mano ai Comuni per regolamentare il gioco d’azzardo sul loro territorio, in presenza di una chiara volontà politica che miri a contemperare i legittimi interessi dell’impresa privata con il dovere di tutelare la salute pubblica – afferma Gianluca Vendrame -. Sono comminabili sanzioni fino a 6 mila euro per certe fattispecie di infrazioni, come ad esempio quella relativa alle distanze dai luoghi sensibili”.

Il lavoro corposo effettuato dal’Associazione Comuni è un servizio eccellente per i Comuni trevigiani, perché li mette nelle condizioni di effettuare scelte che limitino il gioco d’azzardo sul loro territorio, a beneficio dei propri cittadini, in punta di legge, ovvero senza incorrere nel rischio di ricorsi da parte dei gestori o, nel caso venissero fatti ricorsi, di vincerli, come accaduto già al Comune di Montebelluna.

(Foto: web).
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