I mestieri artigiani: al cuore del “Custom-made” fra manualità, versatilità e tecnologia

I mestieri artigiani: al cuore del “Custom-made” fra manualità, versatilità e tecnologia

“In questo report il nostro ufficio Studi, in collaborazione con Veneto Lavoro, intreccia i dati sulla struttura dimensionale e la dinamica delle imprese artigiane con la loro domanda di “mestieri” evidenziando come dietro ai numeri c’è una realtà viva e in profonda trasformazione” commenta il presidente della Camera di Commercio di Treviso-Belluno|Dolomiti, Mario Pozza.

“E’ vero che tra il 2018 e il 2022 il numero complessivo delle imprese artigiane si è ridotto di oltre 400 unità a Treviso e di 330 unità a Belluno – prosegue Pozza –, tuttavia tiene la classe dimensionale più strutturata, che è quella che genera i maggiori flussi occupazionali. Sono state quasi 15 mila le assunzioni fatte nel 2022 da aziende artigiane trevigiane e circa 3.300 le analoghe assunzioni in provincia di Belluno. Si tratta di numeri importanti che rappresentano circa il 10% dei flussi occupazionali di entrambe le province.

Quali figure professionali sono maggiormente assorbite in queste realtà artigiane?  Prevalgono sicuramente – continua – i ‘mestieri’, ma vorrei subito richiamare l’attenzione sul fatto che i nomi di questi mestieri (“fabbri”, “manutentori”, e via dicendo) non danno giustizia delle trasformazioni che hanno conosciuto. Oggi un operaio metalmeccanico adotta in prevalenza sistemi digitali 4.0 e 5.0, si parla di manutentori predittivi, gli autoriparatori si confrontano con sofisticate diagnostiche elettroniche e la “rivoluzione” della mobilità elettrica, un falegname taglia i materiali attraverso strumenti laser computerizzati ad alta precisione. 

Altra cosa che vorrei dire – aggiunge Pozza – in risposta alle troppo facili polemiche di questi giorni sui salari. Nelle piccole imprese innovative i giovani possono sperimentare ruoli più ricchi e “orizzontali” rispetto alle aziende con organigrammi più strutturati. Evidenzio questo aspetto in quanto si possono presentare interessanti occasioni di motivazione e carriera lavorativa”.

Con il presente contributo, e grazie alla collaborazione con Veneto Lavoro, si intende considerare la domanda di mestieri generata dalle imprese artigiane nelle province di Treviso e Belluno. Il dato di partenza è il seguente: le quasi 22.700 aziende artigiane della provincia di Treviso, contabilizzate a fine 2022, hanno attivato quasi 15.000 contratti di lavoro; le oltre 4.600 aziende artigiane di Belluno ne hanno attivati 3.300. Numeri importanti che rappresentano circa il 10% dei flussi occupazionali nelle rispettive province. Ma conta subito aggiungere le seguenti due considerazioni: nonostante la contrazione della base artigiana, questi flussi occupazionali restano piuttosto stabili nei cinque anni qui considerati; giocoforza, questi flussi sono sempre più generati dal segmento più strutturato delle imprese artigiane, quello con più di 6 addetti, che è anche il segmento che subisce meno la contrazione del numero di imprese (risulta persino in crescita a Treviso) rispetto alla tendenza generale del comparto. 

Qualche numero aiuta a comprendere meglio queste affermazioni. Le assunzioni generate nel 2022 dalle imprese artigiane trevigiane, come si è detto, sono state pari a 14.875 unità di lavoro dipendenti. Cinque anni fa, a parità di campo d’osservazione (cioè considerate le medesime imprese artigiane attive nel periodo) il volume delle assunzioni risultava non molto dissimile, pari a 14.355 unità di lavoro dipendenti. Nel frattempo, nello stesso periodo, la base artigiana si è ridotta di 404 imprese: ma a perdere è stata soprattutto la classe dimensionale 2-5 addetti (-571 imprese) a fronte di una crescita di +44 imprese per la classe 6 addetti e oltre, e di +133 per le artigiane con un solo addetto (categoria che fa storia a sé, ovviamente, rispetto all’attivazione di contratti di lavoro, e che in due casi su tre afferisce al mondo dell’edilizia e dell’impiantistica). 

A Belluno le cose vanno un po’ diversamente, ma non nella sostanza di fondo. Le assunzioni generate nel 2022 dalle imprese artigiane sono state pari a 3.310 unità di lavoro dipendenti; cinque anni prima erano un po’ di più (3.585), ma l’ordine di grandezza si può dire che resta quello, a fronte di una contrazione della base artigiana di 330 imprese, estesa a quasi tutte le classi dimensionali. Fa peraltro eccezione la classe 10 addetti e oltre: le imprese più strutturate dimensionalmente crescono di 17 unità nei cinque anni considerati.

In questa cornice, diventa interessante analizzare i flussi occupazionali generati dal mondo artigiano: un mondo che richiede certamente, in prevalenza, “mestieri” (sotto la consueta e riduttiva tassonomia degli operai specializzati e dei conduttori d’impianti) ma che vive anch’esso le trasformazioni di questi mestieri (nel manifatturiero, nell’edilizia come nei servizi) per effetto delle nuove tecnologie collaborative uomo-macchina, delle nuove forme di relazione con i clienti, della maggiore attenzione alla sostenibilità ambientale. Il tutto, senza mai dimenticare l’essenza della dimensione artigiana, il custom-made“, si tratti di robotica sartoriale, di servizi di cura estetica, piuttosto che di tipicità enogastronomiche o di restauri di boiserie.

I profili professionali richiesti dalle imprese artigiane

Questa combinazione inedita fra mestieri, tecnologie e logiche “custom made” va assolutamente tenuta presente quando si va nel dettaglio dei quasi 7 mila operai specializzati assunti da aziende artigiane trevigiane e bellunesi nel corso del 2022: 5.470 a Treviso, pari al 37% del totale assunzioni in aziende artigiane; 1.495 a Belluno, pari al 45% del totale assunzioni in aziende artigiane, in base ai dati di Veneto Lavoro.

Quasi 1.700 di queste assunzioni afferiscono, nelle due province, agli operai specializzati nelle lavorazioni del “made in Italy”: falegnami e montatori di mobili, operai specializzati nelle lavorazioni alimentari (che in declinazione artigiana sono soprattutto “pasticceri”, “gelatai”, “panettieri”, “addetti alle lavorazioni casearie”), addetti al sistema moda (oltre 750, quasi tutti nel trevigiano): in prevalenza, confezionatori di capi di abbigliamento e di calzature, ma anche sarti, maglieristi, tessitori, tappezzieri di poltrone e divani, addetti alle tintolavanderie. 

Un’altra fetta importante di operai specializzati (oltre 1.700 nelle due province) riguarda gli operai metalmeccanici. Fra questi troviamo i “fabbri ferrai”, una dicitura ormai davvero inadeguata che nasconde in realtà gli attrezzisti ai torni a controllo numerico, “bestioni” che assicurano quelle ben note tre dimensioni della varietà, variabilità e velocità delle lavorazioni meccaniche, attorno alle quali le aziende, anche quelle artigiane, hanno costruito il proprio vantaggio competitivo. Arrivando a posizionarsi anche in mercati estremamente sofisticati e innovativi quali quello della componentistica per l’aerospaziale. Immaginiamo questi “attrezzisti” quali competenze di produzione debbano avere, in stretto contatto con i progettisti. 

Stesso discorso vale per i “manutentori“. L’esempio ormai viene a noia per quante volte lo ripetiamo, soprattutto nei contesti di orientamento professionale: ma vale la pena dirlo una volta in più, in questo periodo di ripartenza dell’anno scolastico. Ormai sta sparendo il manutentore in tuta blu, sporca d’olio, che corre per le aziende ogni volta che c’è un guasto e un danno in atto. Oggi è sempre più diffuso il manutentore, tablet in mano, che fa diagnostica predittiva, che dispone la sostituzione di un pezzo prima che accada il guasto. E’ una figura strategica di interconnessione con il controllo qualità e la programmazione della produzione. Deve possedere competenze meccaniche, elettroniche (si usa molta sensoristica e sistemi di realtà aumentata) e avere confidenza nei modelli statistici predittivi. Si chiama ancora operaio specializzato? Fate un po’ voi. Sono peraltro questi i tasselli professionali che danno concretezza al tanto abusato concetto di “resilienza”, che permettono alle aziende – per giocare un po’ con le parole – di essere sempre “sul pezzo”, di ridurre al minimo i fermi macchina.

Le medesime considerazioni si possono trasferire anche agli “autoriparatori, altro gruppo interessato da una profonda trasformazione delle competenze, dapprima con lo sviluppo dell’elettronica a bordo auto (e dunque in officina), oggi con il progressivo avanzare della mobilità elettrica (e della gestione delle batterie).

Altro segmento importante di operai metalmeccanici riguarda gli “installatori e montatori” da intendersi in due accezioni: montatori di carpenteria metallica e installatori e montatori di macchinari industriali. In entrambi i casi, con implicazioni di servizio presso i clienti dove la struttura di carpenteria o il macchinario deve essere installato (spesso, anche all’estero). Cosa che amplia lo spettro di competenze richiesto a queste figure: non solo meccanica ed elettronica, ma anche capacità di relazione (con il cliente, con la forza lavoro del cliente per gli opportuni addestramenti) e conoscenza delle lingue. 

Nel bellunese, nell’ambito degli operai metalmeccanici, oltre 240 assunzioni sono state generate da aziende artigiane dell’occhialeria.

L’edilizia artigiana, infine, ha assorbito, sempre nel 2022, oltre 1.900 operai specializzati in provincia di Treviso e oltre 550 operai a Belluno, certamente sulla scia dei vari bonus che hanno (fin troppo) sostenuto la domanda del settore. Ma in questa sede quello che conta è la vista di dettaglio delle professioni richieste, come è possibile fare grazie al ricco database di Veneto Lavoro. Perché da questo dettaglio si può capire che non tutto si esaurisce in richiesta di muratori. Le figure tipiche del cantiere (muratori, montatori di manufatti prefabbricati, carpentieri, ponteggiatori) assorbono il 35-40% della domanda di operai edili formulata da aziende artigiane (Belluno si colloca nella parte alta della forchetta). Resta gioco forza più rilevante la quota di assunzioni relative agli addetti alla rifinitura degli edifici: termoidraulici ed elettricisti in primis (figure sempre più interconnesse per effetto della domotica integrata, degli impianti legati alle energie rinnovabili), e un bel gruppetto di professioni quali pittori e intonacatori, impermeabilizzatori di solai, installatori di serramenti, parchettisti e posatori di pavimenti. A Treviso gli addetti alla rifinitura degli edifici assunti nel 2022 da aziende artigiane sono stati circa 900; a Belluno se ne sono contati 250. Il tutto, al netto dei processi di autoimpiego, tipicamente nelle aziende monoaddetti, molto diffuse – come già accennato – nell’edilizia.

È statisticamente rilevante, nel quadro delle considerazioni che si stanno facendo sulla domanda di lavoro espressa da aziende artigiane, anche il gruppo professionale dei conduttori di impianti: 440 assunzioni a Belluno, quasi 2.300 a Treviso (il 13-15% del totale). In questo gruppo troviamo, in prevalenza, gli assemblatori e cablatori di apparecchiature elettriche ed elettroniche (nel linguaggio moderno: meccatronici), addetti all’assemblaggio e packaging, addetti ai macchinari per i vari settori del manifatturiero. Figure di produzione, certamente, ma caratterizzate tutte da una crescente complessità nell’interazione con sistemi di automazione industriale, per giunta adattati alle esigenze produttive di un’azienda artigiana, e dove quindi il contributo “bordo macchina” è nei settaggi (sempre più frequenti), nel controllo qualità, nell’inserimento dati di produzione a fine giornata. 

Le figure tecniche ed impiegatizie rappresentano il 23-25% delle assunzioni effettuate dalle aziende artigiane nelle due province. Nel 2022 se ne sono contabilizzate 840 a Belluno: in prevalenza (quasi un’assunzione su due) afferenti alle professioni qualificate nei servizi (commercio, ristorazione, operatori di cura estetica), in parte afferenti alle classiche figure impiegatizie (impiegati di segreteria, addetti di amministrazione), in parte tecnici (in ambito ingegneristico, tecnici occhialeria, specialisti nei rapporti con i mercati, tecnici dei servizi socio-culturali-ricreativi, queste le ricorrenze più significative per la provincia di Belluno.

In provincia di Treviso le assunzioni di tecnici e impiegati in aziende artigiane sono state 3.370: di queste, 1.600 sono state assorbite nelle professioni qualificate nei servizi, soprattutto addetti alla ristorazione (oltre 700), operatori di cura estetica (470), commessi nel commercio (330). Altre 935 assunzioni hanno riguardato le figure impiegatizie.

Quanto infine ai tecnici, il più corposo dato relativo alla provincia di Treviso permette di apprezzare una ricca declinazione, in chiave artigiana, di questo gruppo professionale: da un lato, come nell’industria, spiccano fra le principali ricorrenze i tecnici commerciali e i tecnici in ambito ingegneristico (questi ultimi sia nell’accezione di progettisti che di tecnici di gestione della produzione, un aspetto molto interessante in ambito artigiano se lo si associa al tema delle interconnessioni di filiera con i gestionali dei committenti). Emergono poi figure quali: tecnici programmatori ed esperti di applicazioni, tecnici audio-video, tecnici della gestione di cantieri edili, tecnici della preparazione alimentare.

(Foto: archivio Qdpnews.it).
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