Il rifacimento del Duomo di Treviso nel Settecento

Di fronte ad un edificio sacro di storia secolare come era il Duomo, che era riuscito ad inglobare esternamente e internamente le correnti artistico-architettoniche che si erano susseguite, possono lasciare interdetti le parole «sconquassata scarcassa» e «rozzo materiale», usate dallo studioso locale Gerolamo Biscaro (1858-1937) scritte nelle Note e documenti per servire alla storia delle arti trivigiane (1897). Più realisti tendono ad essere autori, tra gli altri Andrea Bellieni ed Orio Frassetto, per i quali il rifacimento del Duomo «significò certo la più grave perdita per l’eredità storico-artistica trevigiana».

Fu il Capitolo dei Canonici, nel 1742, a domandare al vescovo che venisse ammodernata la Cattedrale, e fu quindi bandito un concorso al quale parteciparono Giordano Riccati (1709-1790), Francesco Maria Preti (1701-1774), e Ottavio Scotti (1680-1748). La rivoluzione architettonica dell’intero complesso religioso ebbe dunque inizio nel 1760: l’interesse per le espressioni classiche è affine sia al rinascimento che al ‘700, e se Canaletto lo percepì a Venezia nei suoi quadri, a Treviso fu recepito dalla mentalità illuminata di Riccati, e fu proprio quest’ultimo che vinse l’appalto per rinnovare il Duomo trevigiano.

L’avvio vero e proprio del rinnovamento del Duomo non fu certo veloce, e diverse furono le interruzioni dovute allo scetticismo degli stessi canonici che avevano indetto il concorso e premiato il Riccati, sicché dal 1781 al 1787 la fabbricazione del Duomo fu interrotta. Dopo essersi rivolti ad Andrea Zorzi, a Domenico Cerato (1715-1792) che quasi nello stesso momento stava facendo erigere la cattedrale di Cittadella, e a Giovanni Miazzi (1699-1797), i religiosi riconfermarono infine il proponimento di Riccati nel maggio 1787.

La morte di Riccati, nell’estate del 1790, portò ad un nuovo stallo la riedificazione, e l’impulso a continuare lo si ebbe grazie all’apporto del veneziano Giannantonio Selva (1751-1819), famoso fra l’altro per essere stato tra gli architetti del teatro La Fenice. La cattedrale fu infine ultimata tra il 1836 e il 1848, quando venne costruito il pronao con le colonne sotto la guida dell’oriundo trevigiano Francesco Bomben (1801-1875), che andò a sostituire l’originario ed antico portico medievale.

È da notare che la ristrutturazione religiosa seguendo la moda neoclassica è osservabile anche al di fuori delle mura di Treviso, come suggerito in diverse occasioni; una prova in più ci è data dal Duomo di Valdobbiadene, che fu rifatto dal 1790 al 1799.

(Testo e foto: Davide De Cia).
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