Il ruolo dell’insegnante di sostegno nella scuola 4.0. Dal Bon: “Stare dentro la classe senza differenze è utile a tutti”

Giada Dal Bon

L’anno scolastico 2023-2024 è iniziato con qualche preoccupazione, a partire dallo spettro della denatalità, dall’emergenza educativa, dal caro libri e dall’aumento dei costi del carburante che incide anche sui trasporti scolastici. 

Questi problemi spesso offuscano il grande lavoro di dirigentidocenti e personale scolastico per poter iniziare nel migliore dei modi le lezioni in aula e, soprattutto, per non lasciare indietro nessun alunno. 

Rispetto a questo ultimo punto, meritano una considerazione particolare gli insegnanti di sostegno, che lavorano ogni giorno per aiutare gli studenti che vengono loro assegnati ad affrontare senza timori l’avventura della conoscenza

Qdpnews.it – Quotidiano del Piave ha voluto intervistare la psicologa e psicoterapeuta Giada Dal Bon, originaria di Cavaso del Tomba, che da alcuni anni collabora come insegnante di sostegno nella Scuola di Ristorazione Dieffe di Valdobbiadene. 

“Essere psicologa e psicoterapeuta – sottolinea Dal Bon – mi aiuta molto. Possedere competenze relazionali e affettive è fondamentale per entrare in contatto con ragazzi che hanno difficoltà, al di là delle vere competenze disciplinari. Per ottenere buoni risultati nell’apprendimento, la sfida è quella di stimolare costantemente l’interesse degli studenti”. 

Per la psicologa di Cavaso, in questa “missione” risulta importante utilizzare i vissuti esperienziali come riferimenti per apprendere più facilmente, dimostrando l’utilità degli insegnamenti nella vita pratica, soprattutto nelle scuole che formano i ragazzi al lavoro ma non solo. 

“Stare dentro la classe senza differenze – continua – è utile a tutti, sia per chi ha sia per chi non ha difficoltà di apprendimento. Questo aspetto può favorire la vicinanza dei primi ai secondi e può aiutare un canale di condivisione nei momenti critici (sia litigi interni tra ragazzi, sia dissapori con gli insegnanti). È utile creare dei metodi ‘ad hoc’ per ogni ragazzo, perché tutti gli studenti sono diversi e nella loro diversità si possono trovare anche le potenzialità che vanno viste e sfruttate per dare sempre maggiore autostima agli alunni”. 

Nella sua visione, l’insegnante di sostegno può essere concepito dagli studenti anche come una figura “diversa” dagli altri docenti, soprattutto in caso di bisogno

“Io ho insegnato nelle scuole superiori – aggiunge -. Sappiamo tutti che l’adolescenza è una fase critica, quindi anche una semplice chiacchierata può diventare fonte di benessere per la persona. Se fosse solo un puro aiuto scolastico, come un supporto nei compiti, mancherebbe questa parte fondamentale e si perderebbe l’essenza del ‘sostegno’. Il nostro compito è utile anche per sviluppare l’integrazione di persone con meno risorse dal punto di vista relazionale all’interno della classe”. 

“Ho deciso di fare l’insegnante di sostegno – conclude – perché credo fortemente nel potere dell’integrazione di tutti gli studenti e nella crescita dell’intero sistema scolastico. La sfida, infatti, è quella di creare una sempre maggiore collaborazione con i colleghi insegnanti, affinché la scuola risulti per tutti un porto sicuro in cui sentirsi valorizzati e apprezzati per le proprie abilità e in cui le potenzialità vengono espresse al massimo”. 

(Foto: per concessione della psicologa Giada Dal Bon). 
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