Il virologo Giorgio Palù sulla pandemia coronavirus: “Pagheremo il ritardo delle prime due settimane”

È molto chiaro Giorgio Palù, professore trevigiano dell’Università di Padova e presidente uscente della società europea di virologia, in merito all’emergenza che stiamo vivendo a causa della vera e propria pandemia di Coronavirus: il ritardo iniziale non ci verrà scontato.

Abbiamo perso troppo tempo nel riconoscere la gravità del fenomeno, – afferma Palù – e le misure più restrittive sono state applicate quando ormai non era più possibile isolare i focolai in modo preciso, come è successo invece a Vò o in Cina”.

È così che ora, secondo il virologo, poco vale anche la soluzione del tampone a tappeto sulla popolazione: “Come agire se si riscontra un positivo in coda al supermercato se già le disposizioni valide per tutti sono di ‘stare a casa’?”.

Bene invece se la misura riguarda il personale sanitario, le case di riposo, gli ospedali e chi è più debole e a rischio come i bambini o i pazienti oncologici, idem per chi si trova in prima linea come agenti di polizia e protezione civile.

In merito al famoso “picco” ancora delusioni: la curva che avrebbe dovuto impennarsi qualche giorno fa è stata vanificata dall’esodo di massa dal nord al sud: “Ci sono ancora troppi treni da Milano a Roma, troppi aerei pieni e tutti gli spostamenti portano in larga scala a un posticipo del picco: ne avremo non più per 100 giorni come sarebbe stato se ci fossimo totalmente isolati e fermati, ma sicuramente ci porteremo fino all’estate” precisa Giorgio Palù, che prende ancora una volta la Cina come esempio: “Hanno dimostrato che il contagio si può fermare con 100 giorni di quarantena ferrea. Per noi ormai è troppo tardi”.

Troppo tardi per noi italiani ma forse anche per il resto del mondo: ogni Paese sta vivendo il problema con dei ritmi differenti, in alcune zone come il Sudamerica e l’Africa i contagi sono ancora in forma sporadica e questo ci fa riflettere su quanto durerà ancora la situazione d’emergenza che stiamo vivendo dato che le reazioni estere sono graduali com’è stata la nostra: “L’influenza suina che ha colpito il Messico per primo nel 2009 è durata un anno intero. È previsto nel normale ciclo di diffusione di un’influenza”.

 

(Fonte: Alice Zaccaron © Qdpnews.it).
(Foto e video: Qdpnews.it © riproduzione riservata).
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