Il welfare aziendale piace sempre di più a piccole e micro imprese

Il welfare aziendale piace sempre di più piccole e microimprese. Il 68% delle piccole e medie imprese ha superato il livello base di welfare aziendale. Il numero di imprese che registra un livello alto o molto alto di welfare è raddoppiato, passando dal 10,3% del 2016 al 24,7% del 2022. Una tendenza positiva che si rileva anche tra le microimprese, quelle che contano meno di nove addetti; anche in questo caso raddoppia il numero delle aziende con elevati livelli di welfare, con un passaggio dal 7,7% del 2017 al 15,1% del 2022.

«Si tratta di interventi molto semplici da attuare», commenta Oscar Bernardi presidente di Confartigianato Imprese Marca Trevigiana, «che l’Associazione promuove e supporta, in particolare nelle microimprese. Il welfare aziendale è utile per mitigare gli effetti dell’aumento dei prezzi, anche dei beni di prima necessità. Ed è un fattore importante per consolidare il rapporto di fiducia tra lavoratore e impresa, a tutto vantaggio della stabilità dell’occupazione».

Confartigianato Imprese Marca Trevigiana ha organizzato su questo tema, un seminario informativo durante il quale sono state presentate le novità per l’anno fiscale 2023, tramite le quali, su base volontaria, si può sostenere il potere d’acquisto dei propri dipendenti.

Quest’anno, per esempio, ogni datore di lavoro può riconoscere ai dipendenti con figli fiscalmente a carico fino a 3.000 euro in buoni per la spesa quotidiana o per il carburante o per rimborsare in busta paga le bollette per le utenze domestiche o per l’acquisto di libri scolastici.  Si possono anche riconoscere, sempre su base volontaria, anche i ticket restaurant, validi per spesa alimentare, fino a otto euro per ogni giorno lavorato fino a circa 200 euro netti in più al mese o rimborsare in busta paga, senza limiti il costo, gli abbonamenti di trasporto pubblico che sostengono i dipendenti o i loro familiari, con gli abbonamenti anno scolastici.

Tutte soluzioni di welfare aziendale sulle quali il legislatore non richiede tasse a carico del lavoratore che le riceve né costo del lavoro aggiuntivo rispetto al valore nominale a carico del datore che le introduce nella sua azienda.

«Queste novità si aggiungono», fa notare il presidente Bernardi, «a quelle che offre la contrattazione collettiva artigiana, pensata per imprese che hanno di media occupazionale di 4,5 unità. Una realtà che in Provincia di Treviso conta 7.800 datori di lavoro artigiani che occupano complessivamente 35.000 dipendenti. La bilateralità di Ebav e Edilcassa Veneto garantiscono un consistente pacchetto di contributi a favore del welfare collettivo».

(Foto: archivio Qdpnews.it).
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