In carcere la “banda dei bancomat”: è accusata di avere messo a segno colpi in tutto il Triveneto, cinque dei quali nell’Alta Marca

Avevano accumulato un bottino di circa 180 mila euro con assalti a bancomat o uffici postali gli undici componenti di una banda specializzata, arrestati nel corso della mattinata dai Carabinieri del Comando provinciale di Treviso.

Per otto di loro è scattata la misura della custodia cautelare in carcere, altri tre con responsabilità meno dirette nell’esecuzione dei colpi hanno l’obbligo di dimora nei comuni di rispettiva a residenza. Nove di loro sono del trevigiano, due del veneziano. 

Si tratta di italiani gravitanti nell’ambiente dei cosiddetti giostrai che avevano la base operativa in un abitazione privata di Mareno di Piave. Qui venivano organizzati i colpi, assegnati i compiti, formate le squadre e veniva custodita una berlina di grossa cilindrata utilizzata per i colpi e tenuta in perfetta efficienza per accelerare le operazioni di fuga.

“La banda – spiega il Ten. Col. Marco Turrini, comandante del Reparto operativo – utilizzava per coprirsi il fuga anche degli estintori in modo da creare una cortina di fumo da frapporre fra sé e le Forze dell’ordine come è successo a Conegliano dove erano stati intercettati qualche mese fa. A disposizione avevano anche dei disturbatori di frequenze per rendere difficoltose eventuali localizzazioni o inseguimenti”.

In tutto sono 15 i colpi a danno di banche e uffici postali delle province di Treviso, Venezia, Rovigo, Pordenone, Udine e Trento messi a segno o tentati tra agosto 2020 e maggio 2021. Nel territorio dell’Alta Marca era stata assaltata una banca di Valdobbiadene il 5 agosto 2020, ma rimane nella memoria la notte del 12 maggio 2021, quando, nel giro di poche ore la banda aveva agito a Semonzo del Grappa, ancora a Valdobbiadene, Pieve di Soligo e Moriago della Battaglia.

“Gli ordigni esplosivi utilizzati negli assalti – spiega spiega il Ten. Col. Giovanni Mura, comandante del Nucleo investigativo – erano tutti autocostruiti con polvere pirica o esplosivo plastico ad alto potenziale. Erano le cosiddette ‘marmotte’, inserite nella fessura dello sportello e fatte esplodere a distanza tramite un collegamento elettrico. Ogni colpo veniva messo a segno nel giro di pochissimi minuti. Ora stiamo verificando come siano stai utilizzati i soldi rubati, probabilmente ristrutturazione di case o acquisto di altre vetture”.

“Il territorio della Marca trevigiana merita la massima attenzione contro ogni forma di aggressione criminale e l’operazione odierna è risultato di uno sforzo investigativo importante che si accompagna al controllo quotidiano del territorio svolto per rendere sempre più sicuri i nostri concittadini”, ha commentato il Comandante provinciale dell’Arma Col. Gianfilippo Magro.

Soddisfazione per l’esito dell’operazione è stata espressa anche dal presidente della Regione Veneto Luca Zaia. “Il contrasto al crimine organizzato non ammette soste e deve sempre essere condotto in modo capillare e coordinato. Per questo motivo, al nucleo Investigativo del Comando Provinciale dei Carabinieri di Treviso va il mio plauso per un’operazione condotta sul territorio in modo impeccabile. La lotta alla criminalità deve essere condotta senza sosta e senza confini”.

(Foto: Carabinieri di Treviso – Qdpnews.it).
#Qdpnews.it

Total
0
Shares
Articoli correlati