Insulti razzisti all’arbitro Cissé, che chiude la partita in anticipo e abbandona il campo. Attesa per la decisione del Giudice sportivo

L'arbitro Mamady Cissè della Sezione AIA di Treviso
L’arbitro Mamady Cissè della Sezione AIA di Treviso

Brutto episodio nel weekend durante Bessica-Fossalunga, partita valida per il Girone S di Seconda Categoria.

Dopo l’1-1 siglato dagli ospiti su rigore, l’arbitro Mamady Cissé della sezione di Treviso avrebbe ricevuto un’offesa da uno spettatore e, senza nemmeno avvisare i capitani, ha fischiato la fine in anticipo dirigendosi negli spogliatoi.

La decisione del fischietto della Sezione AIA di Treviso, originario della Guinea, sarebbe stata dettata da un insulto di discriminazione razziale che uno spettatore gli avrebbe rivolto dagli spalti poco dopo il pareggio, su rigore, siglato dal Fossalunga. Il Bessica invece si era portato in vantaggio all’84esimo minuto.

I giocatori sono rimasti in campo per una decina di minuti, in attesa di un possibile ripensamento dell’arbitro, ma quest’ultimo è stato irremovibile. Pare che Cissé non abbia voluto parlarne nemmeno con l’osservatore arbitrale presente alla partita.

Sull’esito della gara ed eventuali sanzioni, si attende di conoscere il contenuto del referto e la decisione del Giudice sportivo provinciale di Treviso.

Arrivato in Italia con l’obiettivo di lavorare e supportare economicamente gli studi del gemello, poi diventato medico in Francia, a Treviso Mamady Cissé completa anche il proprio percorso formativo. Con la moglie diventa legalmente affidatario di 10 bambini della Guinea e poi crea l’associazione “Ambetale”, che nella lingua d’origine significa “in comune, a disposizione di tutti”.

Con amici originari del suo Paese raccoglie vestiti e cibo da inviare in Africa per sostenere famiglie e bambini, non mancando di assicurare il supporto alle famiglie in difficoltà in Italia, soprattutto nel periodo della pandemia.

“Per me essere arbitro ha un significato fondamentale, mi ha aiutato a integrarmi in una seconda famiglia, a crescere e a maturare – ha raccontato alla rivista “L’Arbitro” tempo fa – posso restituire ai giovani quello che mi è stato donato, trasmettendo loro la mia grande passione per l’arbitraggio”.

Ora la speranza è di far luce su una vicenda che, se confermata, non potrà che essere bollata come inaccettabile.

(Foto: Sezione AIA Treviso).
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